RITA LEVI MONTALCINI LA DONNA CHE SPOSO' LA SCIENZA


Prima di tutto permettetemi di scusarmi. ho deciso di tenere ritmo settimanale per questa rubrica ma la mia salute ha sempre da dire la sua sulle mie decisioni e la scorsa settimana mi ha reso difficile lo stare di fronte al pc. Pronta a riprendere il mio impegno eccoci a parlare di una donna che merita tutta la nostra ammirazione e che ha contribuito sia alla nostra storia che alla nostra evoluzione scientifica.

Oggi parleremo di Rita Levi Montalcini.
Nasce a  Torino, nel lontano 1909, in quello che oggi vediamo come lo scorso secolo. Si tratta di due
gemelle, Rita e Paola, nate da Adamo Levi e Adele Montalcini, e che già contavano altri tre figli maschi ed una femmina, Anna. Nascono in una famiglia benestante, amate e coccolate, con in più una sana predisposizione alla curiosità verso la cultura. Purtroppo, proprio in funzione di uno stile di vita ancora vittoriano, alle femmine della famiglia si riserva una istruzione anche scolastica, ma destinata a formare mogli devote e donne di casa, e le tre giovani della famiglia a questo vengono indirizzate dal volere paterno.
Al termine del liceo femminile, una scuola prettamente per signorine che a livello scolastico non è parificato, Rita si trova incerta su quello che il futuro le potrà riservare. La gemella, Paola, ha sviluppato un grande amore per l'arte che la porta ad approfondire le proprie abilità presso Atelier di fama, ma lei non sa decidere, e la fugace passione per la filosofia le viene preclusa dal tipo di scuola frequentato che non le da accesso a quella università. La decisione viene presa per un lutto doloroso: la morte della amata governante la porta a decidere di studiare Medicina, scelta che comunque non è tra le più semplici, andando contro il volere del padre. fu in quell'occasione che Rita lo affrontò, dicendogli chiaramente come non sarebbe mai stata ne moglie ne madre, ed iniziando quella che lei definì in seguito, la sua luna di miele con il suo cervello.
A livello pratico le difficoltà maggiori sono le sue gravi carenze in Greco, Latino, matematica, ma impegnandosi fortemente riesce in una annualità a recuperare le mancanze ed ottenere un diploma di Liceo che le serve per poter accedere all'Università di Medicina.
Gli anni sono ancora tranquilli, siamo nel 1930, e il gruppo di persone che incontra nella facoltà creerà un ricco terreno culturale su cui formarsi: oltre al suo insegnante, Giuseppe Levi, nume della biologia di quel periodo, incontra anche Renato Dulbeco e Salvador Luria, suoi amici e colleghi. Si tratta di un contesto estremamente stimolante in cui crescere , una ricca atmosfera culturale che vede una giovane Rita seguire entusiasta le lezioni, ed appassionarsi allo studio, soprattutto, del sistema nervoso centrale. Ma dato che anche lei è umana, non tutto è stato semplice nemmeno per la grande scienziata che abbiamo conosciuto, ed il suo punto debole era istologia, dove la preparazione di vetrini era un dramma costante.
Chiaramente il problema viene superato visto che nel 1936 riesce a laurearsi con il massimo dei voti, per poi decidere di specializzarsi in neurobiologia e psichiatria, diventando assistente presso la clinica universitaria.

Quelli sono però già anni molto più difficili, e, quando nel 1938 vengono rilasciate le leggi raziali, sia il
suo insegnante, Giuseppe Levi, che lei, in quanto ebrea sefardita, si vedono costretti a lasciare il paese per non rischiare l'internamento. La signorina Levi Montalcini si rifugia a Bruxelles dove viene accolta presso l'istituto neurologico e dove rimane un anno, per poi rientrare in Italia, poco prima che i tedeschi riescano ad invadere anche il Belgio. Nella sua nazione natale non le viene permesso di svolgere nessun tipo di attività, ma lei non si da per vinta e si allestisce un laboratorio di fortuna nello scantinato dove, con l'aiuto del professor Levi, che è rientrato a sua volta in Italia e che sarà il primo assistente di laboratorio di una orgogliosissima dottoressa Levi Montalcini, porta avanti ricerche utilizzando il sistema nervoso di embrioni di pollo, cercando di approfondire una ricerca che era stata iniziata tempo prima presso la cattedra di zoologia della Washington University.
 La guerra purtroppo non lascia nessuno libero e presto arriva anche in questa oasi di scienza a causa dei violenti bombardamenti cui Torino viene sottoposta. Rifugiata con la famiglia nel fiorentino, cambiano nome e lei ora si fa chiamare Rita Lupani. Lei la sua famiglia sopravvissero all'olocausto rimanendo nascosti in Firenze, cambiando spesso casa e vivendo separati per non dare nell'occhio come nucleo familiare numeroso. Una volta addirittura si salvano in extremis grazie all'avvertimento di una domestica. quando in fine giunge l'occupazione tedesca di Firenze  la dottoressa decide di prendere contatto con il Partito d'Azione e scendere in campo come medico volontario delle forze alleate. In questa veste si prese cura anche dei campi rifugiati del nord Italia, trovandosi a dover trattare anche epidemie di febbre tifoide e di altre malattie infettive. Fu in questo frangente che si fece ancora più forte in lei la decisione di non intraprendere la carriera di medico, ma quella di ricercatore, vista la difficoltà che provava nel riuscire ad avere il necessario distacco dalle sofferenze o in caso di morte del paziente.
Alla fine della guerra, con il ritorno della famiglia in quel di Torino, la dottoressa riprende il suo posto presso la clinica universitaria rimanendovi fino a 1947. 
In quell'anno, grazie al suo collega Luria, riceve un invito negli Stati Uniti, dall'Istituto di Zoologia della Washington University per proseguire gli studi sul sistema nervoso sugli embrioni di pollo che aveva portato avanti autonomamente prima della guerra. Quindi la dottoressa, in compagnia del collega Dulbeco, si imbarca e si trasferisce Saint Luis dove inizia la sua collaborazione con la la prestigiosa università, una collaborazione che avrebbe dovuto essere di un anno ma che alla fine si protrarrà per ben trenta anni. Anni in cui sarà al centro di importanti e prestigiosi incarichi ed in cui si avranno le sue più importanti conquiste tra cui la scoperta del Nerv growth Factor, il fattore di crescita delle cellule nervose, che le varrà, assieme a Stanley Cohen, il premio Nobel per la medicina del 1986. Un fatto interessante è che parte del premio fu devoluta alla comunità ebraica romana  per la creazione di una sinagoga. Altro fatto importante fu che l'anno successivo al conseguimento del premio lo visse con un continuo senso di inadeguatezza che la portò addirittura alla depressione: "...Direi che è stato un anno catastrofico. Un tornado, qualcosa di
inaspettato. Non ero preparata. È andata bene a Stoccolma, una cerimonia interessante. È stato molto più difficile affrontare l'anno. Non avevo più la possibilità di lavorare, ricevevo migliaia di lettere a cui ancora in parte non ho risposto. Quel senso di inadempienza mi è pesato tanto da portarmi quasi a un collasso. Devo riconoscere che per la prima volta in vita mia, ho dovuto ricorrere agli antidepressivi tanto era il senso di non essere adeguata. Mi chiedevo perché avessero scelto me....'".

Dopo essere diventata Full Professor in Zoologia nel 58 inizia ad andare avanti ed indietro con l'Italia per consentire la creazione, nel CNR, di un centro di ricerche in neurobiologia e di un laboratorio di biologia cellulare di cui sarà direttore fino al 1978. Finalmente nel 1977 Rita decide di restare in Italia a lavorare per il CNR. Ora le sue ricerche si puntano decisamente sul fattore di crescita delle cellule neurali, ma collabora comunque come superesperto alle altre attività del CNR, senza dimenticare che è anche collaboratore dell'Accademia Nazionale dei Lincei, dell'Accademia Americana delle Scienze, del Royal Society Animatrice, e che collabora a numerose altre iniziative a carattere medico o scientifico, senza nemmeno dimenticare l'impegno sociale e civile. In merito a questo ultimo campo la sua  fondazione Levi Montalcini Onlus, creata assieme alla sorella Paola, è estremamente attiva sul fronte dell'istruzione delle donne africane per creare delle future generazioni pronte a prendere in mano il loro futuro e quello del loro paese; ma si impegna anche attivamente per la eliminazione delle mine anti uomo dai territori di guerra, e per l'abolizione dei conflitti per la conquista di beni primari di sopravvivenza. 
Purtroppo anche un'ombra oscura la limpida vita di questa scenziata ed è lo scandalo della Fidia. 
Inizia nel 1975 quando Francesco Della Valle, gestore della casa farmaceutica FIDIA registra un farmaco che all'apparenza risulta miracoloso, il CRONASSIAL, un integratore alimentare coadiuvante per il recupero del sistema neuronale, che viene consigliato anche nell'età evolutiva. Per cercare di spingerlo sul mercato, Della Valle si rivolse alla Montalcini perché diventai garante del farmaco, e versò 50 milioni di lire nelle case della fondazione Montalcini allo scopo di finanziare le ricerche della scienziata. Purtroppo nel 1978 si scoprì che il farmaco aveva effetti mortali su un paziente ogni dieci portando allo sviluppo del morbo di Guillain-Barrè, una percentuale pericolosamente alta che ne comportò il bando in Germania, Gran Bretagna, Spagna ed in fine Italia. Nonostante questo la Montalcini non prese mai le distanze da questo farmaco o dal Della Valle.
All'età di 90 anni inizia progressivamente a perdere la vista a causa di un maculopatia degenerativa, ma lei stessa ammetterà sempre di non essersi mai presa troppo cura della sua salute.
dirà "...Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il mio corpo, io sono la mente..." " ...Credo che il mio cervello, sostanzialmente, sia lo stesso di quando ero ventenne. Il mio modo di esercitare il pensiero non è cambiato negli anni. E non dipende certo da una mia particolarità, ma da quell'organo magnifico che è il cervello. Se lo coltivi funziona. Se lo lascia andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare..."

Nel 2009 è tra i primi premi Nobel in assoluto a varcare il limite dei 100 anni di vita, oltre che il più anziano senatore a vita, ancora in carica e della storia della repubblica (era stata eletta nel 2001 dall'allora presidente della repubblica Carlo Azelio Ciampi e prese il suo lavoro con grande impegno e serietà).
Nonostante la sua età oramai avanzata espone sempre con fermezza le sue idee, studiosa fino all'ultimo, sempre estremamente attiva in ogni campo. ha continuato a dire la sua su eutanasia, testamento biologico, clonazione a scopo terapeutico, aborto ed ingegneria genetica, sempre animata dal suo spirito laico ed anticonformista.
Evito qui di elencare la sua immane produzione bibliografica, che spazia dalle scienze all'umanesimo; è comunque possibile reperirne un elenco completo su Wikipedia.

Questa donna immensa si spegne all'età di 103 anni, a casa sua, nei pressi di villa Torlonia, il 30 dicembre 2012. Le viene tributata l'esposizione nella camera ardente del senato, dopodiché la salma viene portata a Torino e posta, dopo una cerimonia privata con rito ebraico, ed una pubblica che richiamò un immenso numero di persone, nella tomba di famiglia, dove già riposava dal 2000 la gemella Paola, presso il Cimitero Monumentale di Torino.


altri riferimenti:
https://www.cnr.it/it/speciale-rita-levi-montalcini
https://biografieonline.it/biografia-rita-levi-montalcini
https://www.donnenellascienza.it/protagoniste/protagoniste-di-ieri/rita-levi-montalcini/biografia/
https://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Levi-Montalcini
http://www.universitadelledonne.it/rita%20levi%20m.htm

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