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Sciarpa: e si va ancora avanti

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siamo a circa sei giorni dall'inizio e devo dire di aver avuto un fine settimana piuttosto prolifico. non mi posso lamentare. ho già accertato che ci vuole circa un tre quarti di etto di lana di quasi ogni colore, tranne alcuni per cui siamo sull'etto e mezzo. comunque ho doppiato la metà della sciarpa e conto di metterci altri quattro, sei giorni per finirla. poi dovrò fissare i fili, mettere le frange e bloccare il lavoro. spero di aver finito in una decina di giorni, se continuo così non dovrebbe essere difficile. ho ricevuto una interessante offerta di ordine per una sciarpa, ma a questo punto rilancio: vista la spesa in lana, e visto che presto dovrei cominciare la vera sciarpa, con i colori che la gentilissima Tara Wheeller ha acconsentito a spedirmi dall'America, posso vendere questa beta sciarpa, sempre che siano interessati alla cosa gli acquirenti!!! come vedete ci sono sempre i miei aiutanti a darmi una mano! comunque continuiamo a lavorare.

Sciarpa: si va avanti

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eccoci dopo tre giorni dall'inizio. il primo giorno ha avuto alcuni stop piuttosto noiosi sia per la sistemazione dei punti che per la scelta del tipo di punto. alla fine sono giunta alla scelta, mediata anche da alcune ricerche su internet di altre lavoratrici dei ferri, di usa re il punto legaccio, che al contrario del nome che pare complicato, complicato non è, visto che si tratta di fare tutti dritti, cos' da non creare disuguaglianze tra le due facce della sciarpa. ho rifatto tre volte i primi dieci punti ma alla fine mi sono considerata soddisfatta e sono partita. come potete vedere i colori non sono proprio quelli esatti della sciarpa storica, ma possiamo considerare questa come la beta sciarpa, che mi serve più che altro per decidere il colore,, la lunghezza e per sapere la quantitò di lana che mi occorre alla fine. comunque i tempi non sono un gran problema, visto che in tre giorni ho quasi finito la prima metà dello schema. spero che venga comunque bene, perchè saran

sciarpa: primo step, si parte.

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e finalmente ci siamo. dopo tanta attesa sono riuscita ad andare all'unico negozio che si trova a roma ancora che venda lane di ogni tipo, oramai sembra che nessuno abbia voglia di lavorare a mano, e visto che la lana comunque costa posso anche capire visto che un maglione oggi, anche se di lana non proprio buonissima, costa nulla, e non fatichi nemmeno a farlo. comunque ci siamo. ho comprato la lana, ho gli agli, da oggi si comincia e cercherò di farvi seguire i vari step di lavorazione. intanto cominciamo con il mettere sui ferri del 4,5 un 65 maglie, almeno questo è quello che viene dettato dal sito da cui ho preso il modello della sciarpa: http://wittylittleknitter.com/ attenzione però. le sciarpe sono tante, quasi una ogni una, due stagioni. io comincerò con la sciarpa principale, la sciarpa della dodicesima stagione, la prima insomma. se la cosa funziona bene e procede velocemente come penso la mia idea è di farmi le più importanti e differenti tra di loro, come quella della

una domenica normale

fine settimana di lavoro... casalingo. si perchè questa è il assoluto la prima domenica in cui sono libera, non per turno, ma per esonero completo dalle reperibillità. una strana sensazione in effetti che però stà perdendo le sue note negative (in fondo il dolor c'è, mi pagano meno, sono un po un di più al lavoro...) ed acquistando sempre più note positive. ieri sera ho fatto un po tardi ad una festa sulla spiaggia, una cosa anche divertente, non fosse stato per il concerto di una cover band di Vasco Rossi. a me Vasco non piace manco originale, figurarsi come cover, però in fondo suonavano bene, e prima della performance, la musica anni ottanta era bella, ho anche ballato un po, a costo di sentire il dolore per due giorni dopo, ma che cavolo, uno si deve anche divertire no? quindi torniamo ad oggi: come prevedibile le gambe mi sembrano cotechini dolenti, la schiena urla ed il braccio pende un po inutile, ma ciò non mi ha fermato: ho rimesso a posto la cucina ed ho fatto la grande

tornando alla dura opra usata

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ed eccoci di nuovo qui, come venti giorni fa, con poco di mutato al di fuori, qualcosa dentro, almeno si spera. la mattina ha lo stesso sapore di fatica e sonno non soddisfatto, di smog e sudore, aliti pesanti di strane colazioni, occhi gonfi che non guardano nulla ma vagano distratti su tutto, senza mettere a fuoco, sperando in qualcosa che non viene mai trovato, quel qualcosa che cambi la giornata. il ritorno al lavoro dopo quindici giorni di ferie è duro: il tuo corpo ha avuto la possibilità di ritrovare un suo ritmo, di sonno veglia, e tornare ad orari obbligati, che ti alzino all'alba o ti permettano di dormire un po di più senza seguire una regola naturale, stressa fin dal primo giorno. i saluti sono di rito, baci ed abbracci, mentre la mente ancora torna alle ultime immagini della tua vacanza, che siano le verdi salite di una montagna, i chiari flutti di un lago, il salato vento di mare, comunque è qualcosa che per un poco ti ha reso diverso, più sottile, più leggero. le dom

CAMBIAMENTI ESTIVI

mi ero ripromessa di non scrivere sul blog in questa vacanza, anzi no. all'inizio mi ero ripromessa di scrivere tutti i giorni, poi, visto che non avevo una connessione avevo detto che non lo avrei fatto per nulla, ed invece eccomi di nuovo a venir meno ad un'altra decisione. visto che c'ero allora ho deciso per fare alcune piccole modifiche: come vi sarete accorti ho deciso di cambiare la grafica del blog, tanto per dare una svecchiata. oramai ha qualche annetto questo blog, anzi direi che potremmo anche dirlo anziano, per la media dei diari/blog che ho mai tenuto, e con alti e bassi non è nemmeno stato mai troppo inattivo. quindi ho deciso di fargli un regalino e gli ho messo il vestitino nuovo. una specie di promessa di rinnovamento per lui e per me? può essere, non so ancora. le cose devono cambiare, ed il futuro che mi si prospetta è ancora incerto e nebuloso quindi non so se quello che vedo è rinnovamento o semplice sopravvivenza. quello che è certo è che ho ancora ci

E L'ESTATE NON SE NE VA

Fa di nuovo troppo caldo. sapete quale è la differenza tra molto caldo e troppo caldo qui a Roma? le cicale. quando uscendo dal lavoro, sentite le cicale che friniscono imbestialite sui tigli che si trovano lungo la strada, allora è veramente troppo caldo. certo ci sono anche altri piccoli indizi, come il colare sudore come se si fosse appena usciti dalla doccia, il non riuscire a tenere gli occhi aperti per il calore che ti frigge le pupille, la spossatezza che ti prende appena metti il naso fuori dalla porta del lavoro. da quando sono qui a Roma onestamente sono tutte estati calde ed afose, ma ultimamente sono delle estati in cui mi chiedo se riuscirò di nuovo a vedere l'autunno giungere e portare finalmente via tutto questo insopportabile calore. poi quello che veramente mi manca è che quest'anno non sono riuscita nemmeno una volta a fare un bagno in mare, posso solo sperare che a settembre ci sia ancora un caldo tale che mi permetta di fare una scappatina al mare. so che se

E PER L'INVERNO UNA SCIARPA PARTICOLARE

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ebbene si, sto proprio parlando della sciarpa di doctor who , quella splendida cosa, immane che ha al collo per tutte le stagioni della sua interpretazione . ce ne sono di vario tipo a secondo della stagione ma quella che voglio farmi io è quella principale, la prima, la più bella, quella che da sola è lunga 20 piedi, e di cui ho trovato la lista dei colori. una cosa spettacolare . Si tratta della sciarpa originale, prodotta a mano da Begonia Pope e comparsa solo in due episodi della prima stagione, Robot e the soltan experiment . or ami aspetta un compito piuttosto lungo: prima devo trovare qualcuno che mi faccia una stampa il più precisa possibile per quanto riguarda i colori, poi dovrò cominciare a cercare i colori per la lana ed anche i ferri perché servono il 5.5 e sono giusto quelli che mancano, ma vedrete che ce la farò. assolutamente . e non vedo proprio l'ora di cominciare a sferruzzare!!!

ma quanti siete?

so che un post del genere non ha molto significato, ma l'altro giorno parlando con un amico di un argomento alla fine mi ha detto "aahh, si, lo avevo letto nel tuo blog", ed io mi sono sorpresa a dirmi, capperi, ma a allora anche lui lo legge, ed io che pensavo di parlare solo ad un paio di amiche ed a LUI. a questo punto mi sorge una spontanea curiosità: ma quanti siete? mi piacerebbe veramente saperlo. se proprio non volete diventare seguitori fedeli, mediante fidelizzazione, perché non mi spedite una risposta con un semplice ci sono anche io? anche anonimo, tanto per non farmi sentire sola, come pensavo fino a ieri. magari scopro anche di avere un certo seguito e mi vergogno!!! --o-- --o-- -- (----) --

CAMBIA UN INTERRUTTORE CON KIKKA

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Torniamo a renderci utili a chi ne ha bisogno con questo nuovo step sui lavori di casa. Oggi proviamo a vedere come si può cambiare la spina e l'interruttore di una lampada, in modo da non rimanere fulminati facendolo. cominciamo con la lampada. prima di tutto per essere sicuri stacchiamo la lampada dalla corrente in modo da metterci al sicuro da noiose fulminate che potrebbero rovinarci la giornata. la lampada ha di solito un cavo che parte da una spina sparisce all'interno di un interruttore, ricompare e sparisce all'interno della base della lampada. si possono cambiare sia interruttore che spina alla bisogna, anche se spesso la spina, è pressofusa, quindi non presenta viti per il cambio ma va tagliata via. procediamo prima di tutto prendendo l'occorrente per il lavoro: un cacciavite a stella ed uno a taglio, se uno dei due è di quelli a tester, che quindi rilevano la corrente, è anche meglio ma non indispensabile, un paio di tronchesi, un taglierino, schotc isolante

TORNANDO A PARLARE DI ME...

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Alla fine è successo: doveva succedere, in fondo stavo lavorando perché succedesse ma ora che è successo... cominciamo dal principio altrimenti non mi capisco nemmeno io. chi mi legge sa oramai anche un po a noia che ho qualche acciacco che mi rende non proprio una donna scattante ed elastica come ero un tempo. e sa anche che a causa di questi acciacchi, che negli ultimi tempi paiono essersi liberati dalle catene, mi sono mossa per ottenere un riconoscimento di invalidità che fino ad oggi non avevo sentito la necessità di ricevere. erano mosse che andavano fatte per poter continuare a lavorare in maniera produttiva, e che finalmente giovedì hanno avuto una svolta costruttiva. nel senso che giovedì scorso ho fatto finalmente la visita della 626 portando tutti gli incartamenti del mio riconoscimento come Ehlers Danlos ed alla fine della visita dal medico della 626 è rimasta una lettera che probabilmente oggi partirà con la richiesta di riunione del consiglio sanitario interno per il mio

UN NUOVO ANTICO AMORE

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quello di cui parlo è un amore particolare, non l'amore che si può provare per una persona, un amore che può anche segnarti ma che per sua natura è di solito, specie in giovane età, transitorio. no. l'amore di cui parlo è l'amore totale, incondizionato, speciale che ti lega a qualcosa di intangibile di irraggiungibile, di impossibile e che ti rimane per sempre custodito dentro, intatto, puro ed immutato nonostante il trascorrere del tempo,le delusioni, i mutamenti e l'età. per me quell'amore arrivò nel 1980, il 6 febbraio, quando per la prima volta trasmisero in Italia un telefilm che era strano, particolare, magnifico. quando i miei occhi di giovane e quindicenne alla ricerca di esempi e di certezze si posarono su quello strampalato quarantasettenne riccio, pazzo con quella smisurata sciarpa al collo, fu amore a prima vista. lì persi completamente il lume della ragione e consegnai il mio piccolo cuore di amante del fantastico al Doctor who, e non ad uno generico, m

E' PASSATO UN ANNO...

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e la gente si dimentica delle cose ma un pensiero a lui ancora ogni tanto lo manda. e chi lo accusava finalmente ritratta e dice la verità su quello che in fondo era un bambino che non ha mai avuto la possibilità di diventare uomo. e la sua mancanza nel cuore di chi lo amava ancora si sente, mentre nel portafoglio di chi lo sfruttava continua a portare denaro perché allo sfruttamento la morte non pone fine. a me manca, manca perché era un folletto triste che avrebbe meritato aiuto ed invece ha ricevuto solo attenzione maniacale, pronta ad elevarlo alle stelle ed a gettarlo nel fango alla prima occasione. buon riposo Jako , ci sentiamo tra un anno.

quanto pesa...

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una volta avevo coscienza della stanchezza come di un evento che insorge alla fine di una lunga giornata spossante, qualcosa in cui hai profuso così tante energie da aver bisogno di un giusto riposo per recuperarle. poi ho cominciato a conoscere un diverso tipo di stanchezza, quella del lavoro lungo e provante a livello mentale, che fiaccava anche la resistenza fisica e che pesava sulla prestanza giornaliera, che rendeva più difficile il recupero, ma che comunque alla lunga si poteva dissipare, con una vacanza, con un periodo di riposo particolarmente divertente e piacevole. ho conosciuto la stanchezza da dolore , da perdita, da privazione, vari tipi di stanchezza si sono affacciati alla mia vita e non tutti sono riuscita a sconfiggerli ma in alcun casi sono riuscita a sopperire ai loro influssi. però ora comincia ad essere veramente difficile. ora è sopraggiunta un tipo di stanchezza strisciante, deprivante, che non so combattere. mi abbandona giusto qualche ora la mattina, quando com

Deepcon 2010 atto quarto ed ultimo, purtroppo

piove. o almeno pioveva a Fiuggi. in fondo va bene così, perché la pioggia si accorda bene con il mio stato d'animo di oggi, perché oggi è stato l'ultimo giorno, e come sempre l'ultimo giorno è triste, nostalgico, pieno di saluti malinconici e di arrivederci, a chi per l'anno prossimo, a chi per un mai più, perché magari uno scrittore irlandese, o un attore americano con cui c'è stato un fuggevole avvicinarsi per poi mai più incontrarsi. certo anche oggi la mattina è stata lenta ad arrivare, stanchi come eravamo ieri sera, bè meglio dire stamattina presto, vista l'ora a cui siamo andati a letto. mentre io fatta la doccia ho anche avuto il tempo di farmi una frugale colazione LUI è stato molto più lento e tranquillo, praticamene ci siamo giusto resi conto del giungere delle dieci, prima di farci travolgere da questa ultima giornata. l'appuntamento della mattinata è stata la riunione della Italcon a cui ho partecipato più perché in sala c'è una ottima con

Deepcon 2010 atto terzo

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e siamo al sunto del terzo giorno. o meglio del terzo mezzo giorno visto che, andando a letto alle tre, quattro, proprio non ce l'abbiamo fatta a sorgere dal letto prima dell'ora di pranzo. quando alla fine siamo riusciti a ritrovare una briciola di forza era come se due zombie fossero faticosamente usciti dalla propria tomba. però una doccia, una sonora lavata di denti, ed una vigorosa sferzata di acqua gelata sul viso ci hanno ridato abbastanza forza da poter cominciare un'altra faticosa ma divertente giornata. il pranzo è stato una cosa abbastanza rapida ed indolore, ed in questo mi devo soffermare una attimo. devo cioè dire che quest'anno, purtroppo il tenore dei pasti non è stato all'altezza di quelli che mi ricordavo prima. la cosa mi dispiace al quanto perché è come una perdita di punti di una situazione che per il resto sarebbe buonissima. comunque a parte l'ingurgitare la soletta di carne e la pasta in minuscole porzioni, il bello è stato il chiacchiera

Deepcon 2010 atto secondo

ed anche io secondo giorno con fatica scorre e se ne va. è incredibile come divertendosi con poco, come muovendosi il minimo indispensabile, da una sala all'altra da un divano all'altro, da una poltrona all'alta, e soprattutto da un pranzo ad una cena, alla fine si riesca comunque a sentirsi stanchi di una giornata alla deepcon. non stanchi perché stufi, o annoiati, no, proprio stanchi fisicamente. sarà che alla fine si dorme relativamente poco, sarà che a furia di chiacchiere di ogni tipo la testa si annebbia. sarà semplicemente che il corpo vorrebbe una vera vacanza da piscina sonno pappa e sonno, invece tu non concedi molto a tutto questo tranne magari la parte pappa. ance questa volta si parla della giornata di ieri chiaramente, visto che quella di oggi è ancora in itinere, ed anche la giornata di ieri si è svolta all'interno di un copione conosciuto e facilmente percorribile. la sveglia è suonata come sempre troppo presto, ed il mio viso era tumefatto come dopo un

Deepcon 2010, atto primo

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erano anni. veramente anni che non riuscivo a godermi una convention dall'inizio alla fine, dal primo giorno dell'apertura fino all'ultimo giorno, con i saluti, gli auguri di rivederci l'anno prossimo, baci ed abbracci, magone e via così. finalmente quest'anno, con sommi sacrifici e con caldo sudore della fronte ce l'abbiamo fatta, ci siamo riusciti e ieri è stato il primo giorno di deepcon. quasi mi sentivo emozionata, starò bene? sarò presentabile? rivedere tutti i vecchi amici... be proprio tutti quest'anno no che siamo molto meno del solito, è un'anno un pò sotto tono, ma che importa, siamo qui, e ci siamo per divertirci e per rilassarsi. come al solito i primi che incontriamo sono gli schiavi della reception, Livia e quest'anno Francesco, che si occupano della distribuzione dei pass e dei buoni per i pasti. no. per la precisione i primi che abbiamo incontrato sono stati Flora e il borgisauro che come al solito si facevano la solita sigaretta fuo

bronchite, suppongo

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ed eccomi di nuovo malata. a volte mi domando se il mio destino sia indissolubilemente legato con la malattia, in generale. sono sempre stata affetta da qualcosa ed alla fine uno si sente quasi una specie di ricerca medica ambulante, tanto si sente perseguitato dalla malattia. in questi giorni è una brutta bronchite, molto brutta per la precisione, con una compromissione di tutto il parenchima polmonare, con febbre molto alta per cinque giorni di seguito, con dolori diffusi, il petto che fa malissimo, il naso che ha perso la sua libertà di una volta e una sensazione di rullo schiacciasassi che mi travolge. eppure siamo qui. a volte penso che potrei scrivere un libro su questo, invece che racconti fantasy che nessuno legge, questo sarebbe sicuramente una argomento che qualcuno leggerebbe, almeno per la curiosità di vedere chi si lamenta di qualcosa di nuovo.