TORNANDO ALLA PSICANALISI
condivisione. che bella parola.
una parola che riempie le orecchie, rotola leggera sulla lingua, evoca impressioni di vicinanza e di assistenza.
il concetto è al quanto più difficile da applicare, almeno per quanto riguarda me e il mio privato.
la dottoressa ieri mi ha detto che dovrei parlare, con gli altri chiaramente, dei miei problemi, perchè condividere fa bene, aiuta a scaricare dalle proprie spalle il problema, a condividerlo, appunto.
questo blog quando è nato, oramai qualche anno fa, era stato creato proprio a questo scopo: siccome non riuscivo a condividere fisicamente i miei problemi, mi era stato consigliato di condividere con il volto impersonale del web, per aiutarmi comunque in qualche maniera.
non è più facile nemmeno qui per me condividere, è come se un nucleo duro della mia anima si fosse cristallizzato.
riesco ancora a condividere i miei problemi con LUI, a fatica, perchè anche quello ora mi risulta faticoso.
ma bisogni pur provarci no? e che cosa condivido? un evento? una sensazione?
da che parte comincio? come scalpellare via una scaglia da condividere con gli altri del mio muro?
oggi sentivo la radio. era l'ora di pranzo, quindi ero in pausa, facendo la lunga.
mangiavo il mio pranzo e dalla radio è partita una canzone, di Christopher Cross, Best that tou can do, canzoncina carina legata ad un film degli anni 80 con Dudley Moore, filmino carino senza troppe pretese ma divertente.
e mi sono messa a piangere.
ho provato una tale fitta di nostalgia che le lacrime sono scese e nemmeno me ne sono accorta. fortuna che non mi sono messa a singhiozzare altrimenti il mio collega se ne sarebbe accorto e non mi pare proprio il caso.
nostalgia.
quello è stato un periodo abbastanza orrendo nella mia vita. avevo circa quindici anni, ero già sovrappeso, frequentavo una scuola quasi completamente maschile ed ero trattata come un sacco di patate, o come un cane da assalto a seconda del momento. avevo solo una amica, non frequentavo nessuno, ero costantemente depressa o innamorata di qualcuno che nemmeno lo sapeva ed anche lo avesse saputo non mi avrebbe filato minimamente.
allora nostalgia di che?
forse delle possibilità.
allora avevo ancora tutta la vita davanti, avevo ancora miriadi di estati da passare sotto il sole, a farmi baciare dal mare. avevo ancora anni di scoperte, anni di esperienze. soprattutto avevo ancora un corpo che era perfettamente funzionante. forse dolorante in alcune sue parti, ma ancora al pieno delle sue possibilità. avevo ancora così tanto da vivere, da sentire, da gustare, da sperare e da amare. avevo possibilità, avevo vita fresca e abbondante a disposizione.
le lacrime sono scese mentre le immagini di un periodo assurdo passavano di fronte ai miei occhi.
abiti colorati e abbondanti, pettinature assurde e complicate, e soprattutto tante speranze.
ed ora? il brutto è che mi sento così vuota che di ora non so nemmeno quanto mi importi.
mi aggrappo a quel poco che ancora mi ancora e cerco di rimanere nella realtà, di sentire.
ma non è facile.
condividere.
a volte è doloroso farlo, a volte è doloroso anche subirlo.
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