IN MEMORIA DI MICHAEL JAKSON

il 25 di giugno, alcuni giorni fa, è morto Michael Jackson, a soli cinquant'anni d'età.
Ho voluto aspettare qualche giorno prima di scrivere anche io qualcosa sia per far passare l'onda di parole che vengono dette subito dopo un evento di questa portata, sia per far un po' di ordine nei miei pensieri, per capire fino in fondo quello che provo nei confronti di questa notizia.
Perché è assolutamente innegabile che questo evento mi ha colpito.
Non sono mai stata una fan sfegatata di MJ, ma ho sempre amato le sue canzoni, e ho sempre provato una profonda tristezza per questa figura di uomo fragile e dolente che rappresentava.
Ricordo ancora quanto amassi quel giovane dei tempi dei Jackson 5 o del primo album solista: era bello come un giovane adone, con un sorriso splendido e io lo adoravo.
Erano i primi video che passavano in televisione e lui era uno dei miei preferiti.
Si può dire che sia stato una presenza quasi costante nella mia vita, come nella vita di chiunque abbia la mia età, perché quasi ogni anno c'era una sua canzone o un suo album a farci compagnia e comunque quando non c'era qualcosa di nuovo c'era qualche notizia che lo riportava alla ribalta.
Nel bene o nel male, nei miei quarant'anni di vita di lui c'è sempre stata almeno una tenue traccia, un pensiero, una notizia, una canzone.
E spesso ricordo di aver pensato, specie negli ultimi quindici anni, quando lo vedevo, che sembrava un povero bambino spaventato che avesse bisogno di qualcuno che lo proteggesse, lo curasse e rassicurasse; perché più che un uomo arrivato, un uomo il cui successo aveva toccato picchi inavvicinabili, a me ha sempre fatto pensare ad un animo ferito e bisognoso di comprensione e aiuto.
Non ho mai creduto alle accuse di pedofilia, ho sempre visto dietro a quella manovra un interesse spropositato da parte della famiglia del bambino, un interesse legato alla fama e ai soldi, e che non ha guardato mai a quello che distruggeva: a nessuno è mai importato veramente vedere la faccia di dolore dietro all'eccentrico ed anche in quel caso era più facile giustificare l'eccentricità con schifosi bisogni che con un disagio personale.
Eppure MJ di grida di aiuto ne ha lanciate tante anche nei suoi video: Scream, un vero grido di dolore e di aiuto lanciato perché smettessero di azzannare il suo corpo mediatico; il finale, poi censurato, di BLACK AND WHITE, in cui sfoga le sue frustrazione in 4 minuti di pura violenza,;LEAVE ME ALONE, in cui chiede alla stampa di lasciargli vivere la sua vita senza distruggerla pezzo per pezzo per fare articoli.
Ma non ricordo commenti di questo tipo all'uscita di queste canzoni, non ricordo che qualcuno abbia pensato: "però poverino, forse anche lui ha ragione a lamentarsi".
Ricordo che a tutti piacevano e che tutti le ballavano, senza pensarci troppo, ed anche io allora vedevo forse solo il lato artistico di quell'uomo dilaniato.
Certo non ci hanno pensato proprio quei dottori che gli hanno lasciato prendere quei cocktail di farmaci mortali per vent'anni senza mai dirgli di no, perché tanto se non lo facevano loro ci sarebbe stato qualcun'altro a farlo. Certo il problema non se lo è mai posto il padre, che dopo avergli negato un'infanzia normale o almeno felice, ha passato la vita a rinfacciargli il lavoro che aveva fatto per farlo diventare la star che era. E la cosa buffa è che chiunque se ne poteva rendere conto: se se ne potevano rendere conto dei fan che stavano lontano da lui quanto da un pianeta in orbita, ma chi poteva non ha mai fatto niente.
Il danno era stato fatto in un lontano passato, quando la violenza del padre lo ha costretto a crescere velocemente ed a soddisfare standard sempre più alti, e nessuno ha mai speso un'oncia del suo tempo per correggere quel danno.
E ora è morto.
Non posso stare a preoccuparmi dei suoi figli per cui non sono che uno dei tanti milioni di fan del mondo; non posso stare a pensare a i suoi problemi e debiti lasciati, sono cose che non mi riguardano e che sono lontane da me come la Luna: lo erano altrettanto i suoi problemi in vita ; altrimenti se potessi fare qualcosa ora, lo avrei fatto anche prima.
Quello che invece penso è come mi sentirò io, ora , da ora in poi, sapendo che un altro pezzetto della mia vita se ne è andato per sempre, che l'anno prossimo non ci sarà un nuovo scandalo, special televisivo, o disco che mi diranno qualcosa di nuovo su di lui; al massimo qualche special di ricordo che con il passare del tempo diverrà sempre meno un appuntamento fisso annuale, sempre che ci sia questa spinta mediatica annuale.
Sento una grande tristezza che mi vela l'anima come per la morte di un amico, non qualcuno che conoscessi bene ma a cui volevo bene, qualcuno che nel bene o nel male era presente nella mia vita e che mi mancherà, che se solo avesse potuto essere aiutato, che se solo fosse stato più forte forse non sarebbe morto così giovane, e che aveva ancora tanto da dire e da dare.
Credo che il suo epitaffio se lo sia scritto da solo alcuni anni fa e lo voglio mettere in chiusura di questo post, perché sono le parole giuste per salutarlo.


Come una cometa
che illumina il cielo notturno
sparito troppo presto

come un arcobaleno
che sparisce in un batter d'occhio
sparito troppo presto

lucente, sfavillante
e splendidamente luminosa
qui un giorno
sparito una sera

come perdere il sole
un pomeriggio nuvoloso
sparito troppo prest
o

come un castello
costruito sulla spiaggia
sparito troppo presto

come un fiore perfetto
che non puoi rag
giungere
sparito troppo presto

nato per sorprendere, ispirare, deliziare
qui un giorno
sparita una sera

come un tramonto
che muore con l'arrivo
della luna
sparito troppo presto
sparito troppo presto

(Gone to soon 1991)

Michael Jackson 1958/2009

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