ho detto basta

oggi ho chiuso il conto banco posta.
voi direte e a noi?
giusto, ma fino ad un certo punto. quello che mi ha fatto pensare, quello che volgo dire comunicandovi una cosa di cui magari non vi frega nulla come questa è la strana sensazione che mi è presa oggi e che mi prende ogni volta che chiudo qualcosa. una sensazione di perdita, di ineluttabilità, un tremito interiore che mi spinge quasi a evitare di affrontare questa fatica.
anche oggi, mentre firmavo le ultime carte per chiudere definitivamente un qualcosa che oramai mi trascinavo dietro da due anni, inutile sperpero di denaro, ho provato un paio di volte l'impulso di dire ma no, lasciamo perder, in fondo non è poi così pesante.
è che non so affrontare le chiusure, non so dire basta quando serve e tendo a mantenere sulle spalle anche i cadaveri putrefatti.
è un poco la storia della mia vita.
l'ho fatto con il mio primo ragazzo, trascinandomi dietro per almeno cinque anni un rapporto che aveva smesso di essere tale oramai da tanto, ma a cui non riuscivo a trovare la forza di rinunciare. l'ho fatto con la scuola, trascinandomi da una scuola all'altra e collezionando diplomi che alla fine non mi sono serviti a nulla, perché non riuscivo a rinunciare alla vita da studente.
e lo faccio anche con i rapporti commerciali, a cui preferisco dire no anticipatamente, anche se ne avrei bisogno, perché so che arrivati al dunque non ho la forza per tagliare i ponti.
ed infatti vivo nell'immobilità a volte: ho lo stesso numero di telefono dalla prima volta che ho avuto un cellulare, ho la stessa assicurazione, anche se mi costa come se fosse stampata su filigrana in oro, dal primo anno in cui sono stata assicurata, ed avevo questo conto in posta da quando ho cominciato ad avere uno stipendio fisso.
a volte imparo, e riesco a pormi dei limiti: a livello affettivo , dopo quel lungo purgatorio sentimentale, ho imparato a dire basta quando la cosa non funziona più, e comunque a fare le mosse perché la cosa non degeneri fino al punto che la puzza di marcio regni sovrana. ma per altre cose ho proprio delle resistenze interne.
ed appunto ci sono voluti due anni perché chiudessi questo conto, ed alla fine è stato come rinunciare ad una parte di me, ad una parte della mia storia, un po dei miei anni.
è come se il fatto di non chiudere quella pendenza mantenesse vivi anche i ricordi, e le sensazioni legate a quel periodo in cui quel particolare era attivo, vivo e funzionante.
so che sembra cervellotico, lo sembra anche a me, eppure la sensazione di perdita c'è stata, ed è stata dura non dire alla signorina, mentre scriveva cancellato sul mio numero di conto, mentre scriveva distrutta sulla mia postamat, mentre annullava tutti i miei assegni di smettere,m di fermarsi perché forse ci stavo ripensando.
non credo sia nostalgia, credo sia peggio, credo sia immobilismo, una sorta di immobilismo che a volte mi afferra e mi tiene stretta nelle sue spire, impedendomi di progredire e di vedere se ci sono nuove prospettive per la mia vita.
speriamo di imparare dai miei errori prima o poi.

Commenti

Post popolari in questo blog

Lettera ad una madre mai affrontata

gli attrezzi del fai da te

MARGHERITA HACK LA DONNA DELLE STELLE