unaltra notte in reperibilità

avete mai provato cosa vuol dire lo stress di essere reperibile durante la notte, e proprio nel momento in cui siete finalmente in pigiama, con la mano che sta tirando la coperta sul corpo, ed il telefono squilla? e voi rispondete con il cuore pesante nel petto e vi dicono di andare al lavoro per un intervento in cui voi sapete di non essere indispensabili, ma siccome vi hanno chiamato voi vi vestite, baciate il vostro compagno e vi mettete in macchina, nel delirio del venerdì sera, con la gente che va a due ovunque alla ricerca di un parcheggio di fronte a qualsiasi posto venda alcolici più o meno legali, e voi che dovete attraversare uno dei quartieri più attivi nel campo della vendita di alcolici più o meno legali e non solo.
e finalmente arrivate al lavoro dove i guardiani dei cancelli, cerberi dalla divisa blu e l'alito mortale vi lasciano passare con nel viso l'espressione...MA SOLO Perché SONO BUONO... come se voi veniste a divertirvi alle undici e mezza di sera in ospedale, e andate di fronte al padiglione, parcheggiate salutate le altre disgraziate che sono di turno con voi, vi cambiate, preparate quello di cui avete bisogno e quando arriva il chirurgo vi guarda e con voce sardonica dice " be lei potevamo anche risparmiarcela stasera no?"
ecco a questo punto, e solo a questo punto, ditemi voi perché a quaranta due anni è così difficile trovarsi un'altro lavoro, perché c'è bisogno di lavorare per andare avanti invece di mandare tutti a cagare, perché devo giorno dopo giorno fare buon viso a cattivo gioco e continuare questa corsa del manichino.
e poi mau mi dice che il mio non è un rapporto sano con il lavoro perché ho eliminato qualsiasi interesse e coinvolgimento che potrei provare su questo posto del menga.
ma che dovrei fare? a volte ho la tentazione folle di venire con un uzzi e di girare piano per piano a sparare a colpo singolo su tutti quelli che portano il camice bianco, a prescindere.
a volte mi auguro di svegliarmi una mattina e sentire il telegiornale che dice, mentre faccio colazione, del grave incidente che ha raso al suolo la cardiochirurgia del policlinico, pare che i passeggeri del volo si siano salvati ma la struttura è completamente distrutta con tutti i macchinari e il materiale indispensabile per lavorare.
e questo quando mi va bene, e la cosa non diventa autolesionistica, con la speranza in qualche tipo di acciacco che mi renda inabile al lavoro in questo posto, confinandomi in qualche ufficio con la pensione di invalidità e nessun problema di reperibilità notturne, rotture diurne e rapporti con colleghi importuni e rompiballe.
ma la vita è quel che è ed io sono qui alle 12,42, a scrivere sul mio blog mentre di la io nemmeno servo perché il ricuperatore lavora da solo, e loro di me nemmeno avevano bisogno in fondo, quindi attendo che l'intervento sia finito, smonto il mio macchinario, mentre ci sarà anche qualche dottore che con voce sardonica dirà...UN ALTRA NOTTE PAGATA è? CHE CI FARAI CON TUTTI QUESTI SOLDI CHE NEMMENO C'ERA BISOGNO CHE VENISSI... perché io chiaramente preferisco stare qui, a rompermi gli zebedei, piuttosto che nel letto com il mio compagno a godermi una buona notte di sonno, oltre tutto sono tre mesi che le notti che lavoro, gli straordinari e le reperibilità nemmeno me le pagano questi maledetti. ed alla fine quando avrò pulito tutto, rimontato per le urgenze, registrato il caso, me ne andrò a casa che saranno le tre, forse le quattro, e magari ci sarà anche qualcuno che domani, non vedendomi potrebbe anche dire, guarda quella che anche oggi non è venuta al lavoro, è sempre a casa malata, dopo una reperibilità, bella la vita così è? ed io che oramai nemmeno riesco più a recuperare la stanchezza che si accumula e che mi fa venir voglia di farmi venire un'altra fibrillazione atriale così mi defibrillano di nuovo ed alla fine forse qualcuno lo dirà che questo lavoro non lo posso più fare...
va be
oramai è l'una, torno in sala a sentirmi inutile, mentre i sommi chirurghi cercano da dove sanguina l'ennesimo paziente.

Commenti

Anonimo ha detto…
Non direttamente. Però per anni ho visto mio padre subire questa cosa. Beh... A dire il vero eravamo noialtri che subivamo. Mio padre era un Medico votato al suo lavoro.

Però si, me le ricordo le chiamate ad orari improbi. Mi ricordo le ore che passava in sala operatoria e come usciva.

Mi ricordo tutto, perfettamente.

Purtroppo.

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