quando la realtà fa intrusione


Oggi volendo potrei parlare di molte cose che mi riguardano, del mio fine settimana sconvolgente, del senso di nervosismo infinito che ho provato in questi giorni, o del ritorno al lavoro, dei problemi che in questi giorni stiamo affrontando.
invece devo ammettere che un evento della vita reale è entrato prepotentemente nella mia attenzione e mi spinge a voler dire la mia anche io, in un coro di voci che si alzano e che urlano per farsi sentire molto più forti della mia.
mi riferisco alla morte di quel giovane tifoso laziale sulla strada di Arezzo a causa di un colpo sparato da un poliziotto.
inanzi tutto va detto che l'errore di partenza è imputabile solo e soltanto al poliziotto: con che arroganza si è permesso di intervenire, da due corsie autostradali di distanza, su uno scontro che nel frattempo si era già quasi sedato, a colpi di pistola. ma cosa è passato per quella testa nel momento in cui ha sparato? è vero, ha ucciso un ragazzo. ma se per caso quella pallottola sparata, mentre attraversava quelle infinite corsie autostradali si fosse andata ad infilare in una macchina lanciata a minimo 110 km orari? o ancora peggio in un autista di pullman? si è reso conto della strage che avrebbe potuto causare? della carambola di veicoli che poteva accatastarsi su quella strada? in confronto quasi si potrebbe dire menomale che ha ucciso un ragazzo invece di fare una strage.
una cosa che ho sentito dire da un militare e che ho sempre considerato fondamentale: le armi ci vengono date per non usarle; nel momento in cui la estrai hai già perso il confronto.
parole molto vere che purtroppo non ho sentito spesso sulla bocca della polizia, e non parlo per odio o antipatia congenita. ho un gran rispetto delle autorità e conto molto sulla protezione che possono dare al cittadino, ma per esperienza personale so anche che, alcune persone, all'interno soprattutto del corpo della polizia, si ammantano di una specie di autorità divina per cui, dal momento che sono poliziotti e che hanno una pistola poro possono tutto e guai a dire di no.
ci sono anche le persone sane e posate, ma come in tutti i campi basta una mela marcia a far scartare il cesto.

sviscerato questa parte del racconto passiamo a dire che la gestione giornalistica della faccenda è stata assolutamente esecrabile. dare una notizia del genere "ucciso ultras della Lazio da un poliziotto durante scontri tra tifoserie" vuol dire voler a tutti i costi spingere una fascia di popolazione, esaltata e già piena d'odio verso le istituzioni a scatenarsi in una sarabanda infernale, come del resto è successo.
la notizia avrebbe dovuto essere data, questo è sicuro, ma sta anche al cervello dei giornalisti, o se loro non sono disposti ad usarlo, dei capo redattori, il decidere come far filtrare all'inizio la notizia.
un ragazzo è morto, e questo è certo. è stato ucciso da un poliziotto ed anche questo è certo. erano sull'autostrada ad un autogrill e il colpo è partito dall'altra parte della strada. questo è quanto. se fosse stata comunicata così la notizia, non si sarebbe nascosto nulla e si sarebbe evitata la vergognosa avventura della domenica notte che ha messo i poliziotti e gli steward degli stadi al centro di una caccia forsennata.
ma vuoi mettere quanto è meglio scatenare il panico? quante più notizie riesci ad avere poi se si scatena la guerriglia urbana? e se ci scappa anche qualche morto è meglio no?

infine parliamo degli ultras, di questa gente che ha sfruttato un pretesto qualsiasi per scatenare il caos.
gente che ha scatenato la sua violenza in nome di una vendetta che non aveva ragione di essere: alcuni dei "vendicatori" erano persone che se avessero incontrato quel povero ragazzo alla partita non avrebbero esitato a riempirlo di botte a loro volta, altri addirittura sono stati coinvolti negli scontri ed all'inizio manco sapevano perché stavano dando contro alla polizia, ma tanto il motivo non è importante, l'importante è la violenza, in fare inferno, l'andare contro allo sporco simbolo di potere.
sempre di più provo vergogne e ribrezzo per questo mondo che produce solo rappresentazioni di violenza e di prevaricazione.
un mondo che permette la presenza al suo interno di elementi facinorosi, violenti, pericolosi, che tollera ed anzi incoraggia il portare agli appuntamenti armi e strumenti di offesa, che spinge verso l'attacco alle istituzioni, generalizzato, endemico, cieco.
se fosse per me, visto che il calcio non si può sopprimere, a causa dell'indotto che mantiene, si dovrebbe giocare sempre e solo a porte chiuse, con le trasmissioni delle partite tramite le televisioni pubbliche solo nel caso che non ci siano stati atti di violenza legati alla partita precedente della squadra, altrimenti, video criptati e rivelazione finale solo del risultato. se la gente si comporta come animali, allora vanno trattai come animali e vanno puniti quando sbagliano e premiati quando si comportano bene, ma non lasciati liberi, perché sono pericolosi.
so di essere estrema nelle mie affermazioni, ma sono stanca della paura e del peso che quella fetta di gente riesce ad inculcare nel resto della popolazione, di sentire parlare di violenza gratuita, di assalti, di caos e di ultras.

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