NELLIE BLAY: LA PRIMA GIORNALISTA D'INCHIESTA

 

oggi voglio aprire una nuova rubrica, che mi ispirava da tempo ma che ora credo sia il momento di portare avanti. si tratta di una rubrica dedicata alle donne famose, o meno famose, ma comunque importanti per la storia in generale e per la nostra emancipazione in particolare. un omaggio che, più invecchio, più sento doveroso, verso quelle di noi che per prime si sono battute per mostrare come anche noi siamo importanti per l'evoluzione della storia e del nostro futuro come pianeta.

oggi parleremo di Nellie Blay.



cominciamo dicendo che in realtà si chiamava Elizabeth Jane Cochran, nata ad Apollo, in Pensylvania il 5 maggio del lontano 1864. il padre era Michael Cocrhran, un mugnaio che divenne un ricco possidente. era sposato ed aveva dieci figli, ma quando rimase vedovo si risposò con Mary Jane,  da cui ebbe altri cinque figli. la terza di questa infinita stirpe era proprio lei, Elzabeth, soprannominata Pink per la bizzarra abitudine della madre di vestirla di rosa. purtroppo il padre non era un uomo previdente e quando morì non lasciò un testamento, quindi la madre e i suoi cinque figli si ritrovarono poveri e senza una casa. Inoltre, sfortunatamente, quando si risposa la madre lo fa con un uomo violento, cattivo e alcolizzato, che rese la loro vita infelice fino al momento in cui finalmente la madre poté chiedere il divorzio, anche grazie alla testimonianza della figlia che affermò come avesse un pessimo carattere sia da sobrio che da ubriaco.

A quattordici anni riesce ad iscriversi alla INDIANA NORMAL SCHOOL, dove comincia a studiare per diventare maestra, una delle poche carriere aperte allora alle giovani donne, ma la situazione precaria dell'economia familiare le impedisce di pagare la retta già dopo soli sei mesi. Decise quindi di  tornare dalla madre e di cercarsi un lavoro, ma in quei tempo, come abbiamo detto non erano molti i lavori per le brave ragazze,  quindi prova con un impiego come maestra. Fu in quel momento che lesse un articolo del DISPATCH, giornale di Pittsburgh, dal titolo "What the girl are good for" ( a cosa servono le ragazze), un articolo che affermava come le donne dovessero limitare la propria occupazione alla sfera domestica, occupandosi della casa, dei figli e dell'assecondare i desideri del marito, rasentando la mostruosità quando invece pretendevano di lavorare. leggendo un articolo del genere la nostra, che era dotata di un carattere forte e indipendente, non poteva rimanere indifferente, quindi decise di scrivere una risposta, articolata, precisa e veemente, firmandosi Lonely Orphan Girl.

Tra le tante lettere di protesta che erano piovute al giornale questa colpì particolarmente il direttore, che ne ammirò la chiarezza e l'eloquenza. avrebbe voluto assumere l'autore, convinto che fosse un uomo, ma il nome lonely orphan girl non permetteva di contattate nessuno. Venne quindi pubblicata dallo stesso direttore una lettera in cui si prometteva l'assunzione ad Orphan Girl se si fosse presentato alla redazione. Si può solo immaginare la sua sorpresa quando fu la 21enne Elizabet a presentarsi per accettare il posto. Il direttore fu divertito dall'idea di questa giovane che scriveva così bene e decise di assumerla, ma con un nome diverso, dato che il suo sembrava non suonare abbastanza accattivante. Venne quindi scelto il nome di Nellie Blay, da una canzone che in quei giorni andava per la maggiore, e tale rimase il nome della giovane fino ala sua morte.

L'interesse della donna va al giornalismo di inchiesta e rivolto principalmente alla situazione del mondo femminile. Si occupa del divorzio quando lo stato della Pensylvania decide di revocare il diritto al divorzio, andando ad intervistare donne che avevano divorziato e spiegando da cosa avevano voluto fuggire; inizia ad occuparsi del disagio lavorativo e civile delle donne. Ad un certo punto va in Messico per fare un articolo sulla realtà delle donne, la corruzione e la povertà in quella terra, ma mentre è via il giornale riceve un ultimatum dal mondo della finanza che afferisce ai padroni delle fabbriche. Se lei non avesse smesso di occuparsi di quegli articoli il giornale non sarebbe più stato finanziato. Al suo rientro Nellie, dopo sei mesi e solo perché è stata espulsa,  trovò che le erano state riservate solo notizie riguardanti moda, giardinaggio, gli impegni delle signore e i mercatini locali. 
Lei non ci pensò molto e, vuotata la sua scrivania, lasciò una lettera di licenziamento in cui avvertiva che si trasferiva a New York, e che presto avrebbero sentito parlare di lei.

Gli inizi non sono poi così facili come lei pensava, e i giornali Newyorkesi non si dimostrano così facili da abbordare come a Pittsburgh, quindi lei decide di farsi avanti, perché vuole lavorare per il NEW YORK WORLD di Joseph Pulitzer. Lui si dimostra piuttosto scettico all'inizio, poi decide di darle una opportunità e le offre un articolo sull'ospedale psichiatrico della città, il New York City Mental Health Hospital, posto sull'isola di Blackwell, a nord di Manhattan. Lei ne è entusiasta, e dopo aver concordato con lo stesso Pulitzer, si veste di stracci e si fa arrestare per aver dato fuori di testa in un dormitorio. Viene giudicata incapace di intendere e di volere ed internata nell'ospedale. Qui si trova di fronte alle disumane condizioni in cui vengono tenute le pazienti, con la connivenza dei medici e degli infermieri, i primi inetti ed ignoranti, i secondi sadici e interessati più ad approfittare della situazione che al benessere delle donne. Il cibo era rancido, vecchio e scarso, mentre per gli infermieri era sempre fresco e ricco, il bagno, settimanale, consisteva in secchiate di acqua gelida, i vestiti sporchi erano cambiati una volta al mese, schiaffi pugni e calci erano all'ordine del giorno. nel nosocomio erano ricoverate non solo le dinne veramente affette da problemi mentali, ma quelle leggermente disabili o seriamente disabili, che imbarazzavano le famiglie, le ragazze che fuggivano di casa, le immigrate, le ribelli, le povere, le ripudiate da mariti o dalle famiglie, insomma tutte le donne che non erano "utili" alla società. Dopo dieci giorni di questo inferno i colleghi si presentarono come familiari e ne chiesero la restituzione. Fu così che vide la luce "dieci giorni in manicomio" una serie di articoli di denuncia  che sconvolsero la società benpensante scoperchiando quella scatola di vermi e portando alla luce i suoi soprusi. Portò anche finalmente alla riforma delle istituzioni di assistenza ed all'investimento di nuovi fondi.

Decisa a dedicarsi a tempo pieno al giornalismo di inchiesta in incognito, in seguito si occupa dello sfruttamento minorile nelle fabbriche; si fa assumere in una fabbrica per documentare come le donne venivano sfruttate e sottopagate nella varie fabbriche, si spaccia per una donna in cerca di un matrimonio per parlare delle strane trame che ci sono dietro alle agenzie matrimoniali; si presenta come tata, per scoprire la gestione mafiose che era dietro alle varie agenzie che procuravano la servitù nelle famiglie abbienti, si fa arrestare per raccontare le condizioni delle detenute nelle prigioni. Si occupa anche di temi caldi, è l'unica donna che racconta lo sciopero delle pullman rilroads, ma è anche l'unica giornalista che lo fa parlando dalla parte dei lavoratori.
In questo periodo un giornale rivale la incorona Miglior Reporter d'America.


L'apice della sua carriera comunque le viene dopo aver letto il "giro del mondo in ottanta giorni". Va dal direttore e gli propone di scrivere un articolo in cui dimostrerà che si può impiegare mendo di quello che viene detto nel libro. Alla protesta di lui, che vorrebbe far fare l'esperienza ad un uomo, dato che in quel periodo le donne non possono viaggiare da sole, lei rispose che se lo avesse fatto lei sarebbe andata da un giornale rivale a proporre la cosa ed avrebbe battuto il loro inviato. Sconfitto il direttore le affidò l'incarico, e lei lo condusse a termine in soli 72 giorni sei ore e undici minuti, in cui ha viaggiato con ogni mezzo che ha avuto a disposizione ed ha pubblicato giornalmente articoli in cui più di un milione di lettori si è potuta identificare e perdere. Tanti sono coloro che parteciparono alla lotteria per indovinare l'esatto momento del suo rientro.

Dopo un periodo in cui si sposò, divenne vedova e si occupò di cestire le fabbriche ereditate dal marito, in maniera catastrofica, finendo in bancarotta, si ritrovò di nuovo nel giornalismo di prima linea con lo scoppio della prima guerra mondiale, come inviata del NEW YORK EVENING JOURNAL. Scrisse articoli estremamente vividi in cui descriveva i corpi maciullati dei soldati, sguardi terrorizzati, occhi spalancati, di un onnipresente fango e del dover vivere con la sola copertura di un mantello militare come riparo. fu sul fronte austriaco, russo e serbo.
Tornata in patria continuò la collaborazione con il giornale, e si dedicò ad aiutare l'infanzia abbandonata cercando case adottive ai bambini di strada.
Morì a soli 57 anni di polmonite.
A lei dobbiamo molto, sia per l'emancipazione lavorativa che sociale. Lei fu la prima che viaggiò da sola per il mondo senza la presenza di un uomo al suo fianco, lei fu la prima a lavorare come giornalista, lei fu la prima a fare giornalismo d'inchiesta sotto copertura. Molte sono le cose che la videro primeggiare ma soprattutto fu una donna forte e determinata che non si fece mai fermare dal fatto di essere solo una donna in un mondo disegnato per gli uomini.

rifermenti
https://it.wikipedia.org/wiki/Nellie_Bly
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/nellie-bly/
http://www.cr.piemonte.it/web/comunicazione/newsletter/475-comunicati-stampa/comunicati-stampa-2019/aprile-2019/8750-nellie-bly-a-cosa-servono-le-donne



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