PER IL MARTELLO DI GRABTHAR, PER I FIGLI DI WAVEN, NON SARAI DIMENTICATO
Da cosa si vede un anno che promette di essere di merda? forse dal fatto che alla terza settimana siamo già a due lapidi piantate nel proprio cimitero delle celebrità.
be nel mio caso allora si tratta proprio di un anno di merda.
perché ieri, ci ha lasciato anche Alan Rickman, un grande attore che ha saputo sempre fare grandi cose interpretando quasi sempre personaggi di secondo piano.
un attore inglese che, come la maggior parte degli attori inglesi, era venuto su a pane e Shakespeare, e che era approdato al cinema americano, quello di cassetta per intenderci, quasi per caso, per interpretare una particina in un film che avrebbe dovuto pompare solo la star, Bruce Willis, un cattivo da copione, qualcuno che si sarebbe dovuto ricordare solo collegato all'attore principale.
ed invece , la sua capacità di dare spessore a qualcosa che di spessore non avrebbe dovuto averne, ha fatto si che Hans Gruber, il tuo terrorista tedesco, fosse sullo schermo della stessa portata e dello stesso peso del poliziotto sfigato di Willis.
e da li la sua carriera esplode, come se non ci fosse stato un prima.
ma un prima c'era stato, e non da poco.
un prima che lo ha visto recitare nelle più prestigiose compagnie teatrali inglesi, sia in opere serie e di spessore, che in commedie leggere e divertenti. e non solo, lo ha visto anche dirigere opere come L'ospite d'Inverno.
Certo, gente come noi, che ama quel genere di pellicole, lo ricorderà sempre sia come Severius Piton, nella saga di Harry Potter, un cattivo tra i più sfaccettati del cinema, a cui riesce a dare una tale gamma di sentimenti da rendercelo simpatico quanto i personaggi buoni della storia; e, soprattutto per gli amanti della saga si Star Trek, nell'ineguagliabile Galaxy Quest, in cui interpreta l'attore Shakespeareano, costretto nei panni dell'alieno di un telefilm che lui considera robaccia da serie b, ma che gli dà da mangiare.
eppure la sua capacità interpretativa, la sua innegabile verve umoristica, tipicamente inglese, la sua splendida voce unita ad una pronuncia impeccabile, la sua capacità di regia quando si pose ala fine dietro alla telecamera, fanno di lui un interprete ed un regista, dal valore che va bel al di la dei personaggi a cui si è legato nell'interpretazione cinematografica.
sua scena naturale era sicuramente il palco teatrale, a cui nonostante gli impegni davanti e dietro alla cinepresa, rimase sempre legato, tanto da tentare di comprare un teatro ad Hammersmhit, sua città natarle.
serio e impegnato era un attore, amato sia dai registi che dai suoi colleghi, esigente ma non sgarbato come regista, ma era molto più di questo.
impegnato nel sociale, si dedicava alla beneficenza, comparendo agli appuntamenti di diverse organizzazioni umanitarie e schierandosi al fianco della attivista Aung San Suu kyi.
Anche lui purtroppo era giovane, per i tempi di oggi, non ancora 70 per pochi giorni, e lo era ancor di più come apparenza, tanto che guardandolo non si sarebbe mai detto che quella fosse la sua età. purtroppo quella che secondo me è la vera piaga dell'era moderna, il cancro, ha colpito crudelmente anche lui, e benché la si definisca ora come ora un tipo di malattia che ha buone possibilità di essere combattuta, in realtà è sempre più presente come motivo di scomparsa di sempre più persone.
e noi, di nuovo, dopo solo due giorni, siamo qui uniti dal dolore per la perdita di un'altra persona cara al nostro conosciuto.
un'altra lapide, come dicevo al inizio, che chi lo amava, ha dovuto aggiungere al proprio personale cimitero delle celebrità. un cimitero che si sta allargando sempre di più con il passare del tempo, purtroppo.
dato che Ian McKellen e Daniel Radcliffe, due suoi colleghi ed amici, hanno detto alcune cose veramente splendide su quest'uomo ho deciso di riportarle qui, perché sono il giusto saluto ad una persona di tale valore.
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«C’è così tanto di ineguagliabile da ricordare su Alan Rickman. La sua carriera è stata ai massimi livelli, come attore teatrale e cinematografico, e come regista. Il suo ultimo film, Le Regole del Caos, con la sua memorabile interpretazione di Luigi XIV, dovrebbe raggiungere il pubblico più ampio possibile adesso.
Oltre a una carriera per la quale il mondo rimarrà sempre in debito, si è costantemente prodigato nell’aiutare gli altri. Che fosse per istituzioni come il RADA o per individui o per me, il suo consiglio era sempre azzeccato. Ha messo la filantropia liberale al centro della sua vita. Lui e Rima Horton (50 anni assieme) sono sempre stati in cima alla lista di persone da invitare a cena che sognavo di fare. Alan poteva essere a tratti divertente e indignato e pettegolo e generoso. Tutto questo detto sottovoce, con quel tono caratteristico quanto quello di Edith Evans, John Gielgud, Paul Scofield, Alec Guinness, Alastair Sim o Bowie, una compagnia incomparabile.
Quando interpretò Rasputin, io ero lo Zar Nicola. Le riprese erano iniziate prima che io arrivassi a San Pietroburgo. Nel preciso istante in cui entrai nella camera del mio albergo, il telefono squillò. Era Alan, per dirmi ‘benvenuto, spero il volo sia stato tollerabile, ti piacerebbe unirti a cena con me, Greta Scacchi e gli altri tra un’oretta nel ristorante?’ Alan, il leader che si preoccupava degli altri. In quel film, scoprì che la troupe russa aveva pasti ancor più orribili dei nostri. Quindi protestò, con successo. Durante il mio primo giorno prima delle riprese, ad Alan non piacque il tono paternalista e prepotente che il regista ebbe con me facendomi notare una cosa. Alan, vedendo che ero un po’ desolato, fece un rapido e coinciso riassunto della mia carriera, e pretese ad alta voce che il regista cambiasse tono.
Dietro la sua brillante indifferenza e noncurante eleganza, dietro quella faccia triste, che era altrettanto bella quando prorompeva in una risata, c’era un’anima super-attiva, sempre alla ricerca, realizzata, come un supereroe, dimesso ma mortalmente efficace.
Avrei voluto così tanto che interpretasse Re Lear e qualche altro classico, ma è da avidi pensarlo. Lascia una moltitudine di fan e amici, grati e in lutto».
Alan Rickman è senza dubbio uno dei più grandi attori con cui abbia mai lavorato. È anche una delle persone più leali e disponibili che abbia mai incontrato nell’industria cinematografica. Mi ha incoraggiato molto sia sul set che negli anni successivi a Harry Potter. Sono piuttosto sicuro che è venuto e ha visto tutto quello che ho fatto sul palco sia a Londra che a New York. Non era obbligato a farlo. Conosco altre persone che erano sue amiche da molto più tempo di quanto non lo fossi io e che dicono “se tu chiami Alan, non ha importanza dove si trovi nel mondo o quanto impegnato sia con quello che sta facendo, verrà da te nel giro di un giorno”.
Le persone si creano delle percezioni degli attori basate sui ruoli che loro interpretano, per questo potrebbe sorprendere che al contrario di alcuni personaggi severi (o completamente paurosi) che ha interpretato, Alan era estremamente gentile, autoironico e simpatico. E alcune cose diventavano ancora più divertenti quando le diceva con il suo inconfondibile tono da contrabbasso.
Come attore è stato uno tra i primi adulti di Harry Potter a trattarmi come un collega, e non come un bambino. Lavorare con lui a quell’età è stato incredibilmente importante e porterò con me le sue lezioni per il resto della mia vita e della mia carriera. I set dei film e i palchi dei teatri sono tutti più poveri per la perdita di questo grande attore e uomo.
Alan Sidney Patrick Rickman
21/02/1946 - 14/01/2016
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