IL CORPO E' MIO E DECIDO IO
continuo a pensare al passato ed a quado non eravamo libere di fare nulla. oggi dovremmo essere più felici e consapevoli del nostro corpo ed invece ancora siamo vittime di ideologie sbagliate e strazianti.
si come incipit è abbastanza confuso ma anche io mi sento abbastanza confusa da quello che succede nella nostra Italia così moderna e così antica.
quando si parla con qualche civilissimo italiano e gli si chiede cosa pensa del modo in cui le donne arabe vengono trattate ecco che questo si sente subito indignato per il comportamento castrante che viene tenuto dagli uomini verso le donne in Arabia.
ma le donne in Italia sono davvero libere di fare quello che vogliono, sia del loro corpo che della loro vita?
nel corso degli anni abbiamo ottenuto un sacco di libertà, sulla carta, che ci dovrebbero permettere di vivere liberamente e pienamente la nostra vita, ma spesso la dura realtà ci si frappone di fronte e ci relega dietro un vetro a guardare la vita che scorre di fronte a noi.
nel lontano 1960 le donne scendevano in piazza e bruciavano i propri reggiseni ( cosa che mi ha sempre lasciato al quanto perplessa, forse perché io senza reggiseno non mi sento un grande spettacolo) per ottenere che la loro condizione fosse migliorata sotto tanti aspetti, quello legale, quello fisico e quello penale.
nel 1978 siamo riuscite ad essere padrone del nostro utero ottenendo l'accesso all'aborto ospedaliero e togliendoci dalle mani di medici da strapazzo, senza scrupolo che interrompevano gravidanze indesiderate in ragazze giovani incappate in un errore che avrebbe potuto rovinale la loro vita per sempre, spesso rischiando di toglierle loro comunque la vita. quegli aborti erano praticati in maniera assolutamente disumana ( ricordo rapidamente qui che si poteva ottenere un aborto infilando una go da calza nell'utero, ma anche assunzione di decotti di prezzemolo, digitale, assenzio, zafferano, ruta; iniezioni di acqua saponosa, iodio, lisina, fenolo e china; introduzione di tamponi, di lamine, cannule, addirittura chiodi e raschiatoi) in cambio di pagamenti anche molto alti tanto che prima di divenire legale l'aborto clandestino era una vera e propria industria sommersa. insomma solo recentemente noi donne siamo riuscite ad ottenere una minima autorità legalmente riconosciuta sulla nostra vita e sulle nostre scelte, e di questa libertà che ne facciamo?
a livello sanitario dovremmo essere più coscienti dei rischi che corriamo quando concediamo il nostro corpo, non dico non facendo sesso, non lo direi mai, sono una entusiasta del sesso e se potessi lo praticherei con impegno ed entusiasmo anche ogni giorno. ma sono sempre stata cosciente dei rischi che si corrono facendo sesso, specie con sconosciuti. ho sempre preso la pillola per evitare gravidanze indesiderate, e sono sempre stata munita di preservativi quando non ero legata a qualcuno, perché tenevo alla mia salute e non volevo rischiare di prendere malattie strane. credo che si sia sempre trattato del minimo di attenzioni che una donna dovrebbe al proprio corpo.
negli ultimi tempi, purtroppo, spesso e volentieri invece si sente di ragazze che, si mettono nelle condizioni di essere vittime di stupri di gruppo salvo poi ripensarci e sentirsi vittime, si abbandonano a festini alcolici che poi le mettono a repentaglio di qualsiasi rischio, si comportano con ingenuità criminale salendo in macchina o entrando in casa di gruppi di uomini, come se nulla fosse. e dopo incontri occasionali anche voluti, se rimaste incinte abbandonano i propri figli indesiderati gettandoli nei posti più assurdi, o uccidendoli. dovremmo essere più rispettose del nostro corpo, perché' è uno solo ed una volta che sarà deteriorato non ve ne daranno un altro.
Dovrebbe essere banale accortezza l'evitare di lasciarsi andare a eccessi in situazioni in cui è facile essere poi vittime designate di qualsiasi tipo di violenza, perché nel caso succeda saremmo solo noi le colpevoli di esservi messe in quella situazione. darsi al sesso sfrenato è possibile, fatelo pure, ma stare attente, siate accorte, usate il preservativo per le malattie, e la pillola per evitare le gravidanze e siate lucidamente consapevoli di come e con chi lo fate. poi ci possono anche essere quelle situazioni in cui veniamo tratte in inganno, in cui si approfittano di noi e della nostra fiducia, me dobbiamo essere attente a non essere noi la causa della nostra disgrazia.
volendo essere chiari: se vogliamo stare con una persona e questa poi ci mette nella situazione di essere vittima di suoi amici che vengono fuori di nascosto è chiaro che siamo vittime di stupro, non abbiamo cola del fatto che qualcuno si sia approfittato della nostra buona fede, e siamo vittime di uomini senza coraggio e senza dignità; ma se prima perdiamo il lume della ragione bevendo o facendoci di droghe e poi accettiamo l'invito di uno o più sconosciuti senza sapere dove ci portano, senza sapere che cosa vogliono e quanti sono, allora non possiamo che incolpare noi stesse della nostra mancanza di cervello, perché loro ci avranno anche violentate, ma noi siamo state così deficienti da metterci nella situazione di permetterglielo.
potete fare quello che volete, se state attente e non vi perdete con cose che abbassino i vostri livelli di guardia: quando dovete eccedere da una parte evitate di farlo dall'altra.
Nel caso succeda quel che deve e voi non avete avuto abbastanza cervello da prendere prima le dovute precauzioni grazie al cielo c'è la possibilità di ricorrere, subito dopo alla pillola del giorno dopo che va presa entro le 48/72 ore dal rapporto e permette di evitare una gravidanza indesiderata. se invece volete rischiare e il numero che esce non è il vostro ricordate che avete solo tre mesi (12 settimane) per poter ricorrere all'aborto, e ricordate che abortire non è una passeggiata di salute e non deve esse considerato una tecnica contraccettiva. è un intervento che incide sul vostro corpo e comporta una sedazione, comporta una serie di manovre invasive ed il rischio, anche se non frequentissimo di infezioni e di perdere la propria capacità riproduttiva ( non sono rischi comuni ma ci sono e vanno presi in considerazione come tutta un'altra serie di controindicazioni comuni a tutte le operazioni)
ed infine se proprio dovete essere così "distratte" (è ironico chiaro? la distrazione in certi casi non esiste) da rimanere incinte, evitate di diventare anche delle delinquenti per abbandono di minori o per omicidio: se andate a partorire in ospedale loro sono obbligati a mantenere il segreto e voi potete anche decidere di lasciare il bambino per l'adozione senza riconoscimento da parte vostra, e sarete libere dall'ingombro di un figlio che non desiderate, non avrete problemi con la legge ed avrete fatto felice una famiglia che non può avere figli.
ma tornando alla parte giuridica, come mi fanno arrabbiare quelli che protestano contro l'aborto e la pillola del giorno dopo. mica è loro la vita che deve essere costretta ad essere modificata e stravolta da una gravidanza, e poi non saranno loro a doversi prendere cura di un figlio non desiderato e magari frutto di un rapporto non voluto, fortuito o magari violento. ma eccoli li, tutti tronfi della loro crociata indotta da una religione maschilista e prevaricatrice che ci impedisce di essere libere: l'aborto non è mai una scelta facile, e se la si fa di solito ha dei motivi dietro, ed è incivile comportarsi come degli animali di fronte alle cliniche abortiste. quelle persone dall'alto della loro sacra convinzione, prima di tutto ignorano il diritto di un'altra di non avere le stesse convinzioni religiose, e poi il diritto di essere padrone del proprio corpo, si battono per proteggere una vita che non esiste prevaricando una vita che esiste.
se poi una gli dicesse di prendersi quel figlio tanto desiderato da chi protesta, che farebbero, sarebbero tanto contenti di prenderselo?
mi viene in mente l'ultimo evento che è uscito sui giornali proprio in questi giorni, di quell'infermiera che si è rifiutata di somministrare la pillola del giorno dopo a due ragazze cacciandole dall'ospedale. ho sentito che si è sospesa, ma questo mi fa indignare anche di più perché sembra quasi che lei si sia martirizzata per la propria decisione.
invece quella donna oltre a venire meno al rispetto del diritto di ogni donna di scegliere per il proprio corpo quello che ritiene il meglio, è venuta anche meno al suo ruolo di infermiera, che la dovrebbe mettere nella condizione di assistere senza giudicare ne fare distinzioni di genere razza o religione che sia.
per me una donna come quella, che si erge a giudice di chi va a chiedere il suo aiuto, è alla stessa stregua di quei medici che si rifiutano di fare gli interventi sui malati di AIDS o di quelli che non visitano gli omosessuali o di quei medici che fanno distinzioni tra persone di razza caucasica e stranieri dalla pelle diversa dalla propria.
si tratta di una forma di discriminazione come un'altra e va condannata, specie in un paese che si finge laico come il nostro. non dovremmo in generale permettere alla religione di avere ingerenza nelle decisioni civili e legali, ma ancora di più dovremmo impedire che la religione abbia ingerenza nella sanità, altrimenti non ci possiamo permettere di criticare o di deridere le strane pretese mediche dei testimoni di Geova, dei mormoni o degli ebrei, non sono poi cosi diversi da noi se ci permettiamo di far entrare nelle mura di un ospedale le superstizioni ed i divieti imposti dal credo. quella donna doveva essere licenziata dall'ospedale stesso una volta accertata la veridicità della cosa, perché è venuta meno al suo compito, e se lo ha fatto in un caso del genere chi ci assicura che non lo faccia in casi ben più gravi?-
e comunque continuo a pensare che l'obbiezione di coscienza dovrebbe essere vietata negli ospedali: in medico, un infermiere, un tecnico, fa un mestiere per cui è tenuto ad assistere chiunque in qualunque situazione sia necessario il suo lavoro a prescindere dalle sue convinzioni.
e comunque continuo a pensare che l'obbiezione di coscienza dovrebbe essere vietata negli ospedali: in medico, un infermiere, un tecnico, fa un mestiere per cui è tenuto ad assistere chiunque in qualunque situazione sia necessario il suo lavoro a prescindere dalle sue convinzioni.
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