LA GIORNATA DELLA MEMORIA
Qualche giorno fa è stato il 27 gennaio, giornata della memoria.
dedicata al ricordo della perdita di umanità di una parte della popolazione europea, allo scopo di sterminare e dominare l'altra parte dell'europa, e se possibile del mondo.
una giornata dedicata al ricordo della seconda guerra mondiale, in cui la nazione Tedesca, rinata dalle proprie ceneri dopo la disfatta della prima guerra, decise che non si sarebbe fermata nella sua rinascita, ma avrebbe dominato l'europa, ed in fine il mondo, e nel far questo, avrebbe prima schiacciato e distrutto, nella sua marcia attraverso le nazioni, una parte della popolazione mondiale incontrata.
questa decisione, quella di uccidere in maniera precisa e chirurgica una fetta della popolazione, è stata presa in funzione di molti diversi motivi, tra cui, non ultimo, di quello dell'interesse economico, quello della conquista territoriale, ma sopra tutti gli altri si riconosce quello del razzismo.
La mia intenzione è di non cadere in un errore che si fa spesso in questi giorni, quello di dire che chi ha sofferto soprattutto, durante quella guerra, sono stati gli ebrei.
La mia intenzione è di non cadere in un errore che si fa spesso in questi giorni, quello di dire che chi ha sofferto soprattutto, durante quella guerra, sono stati gli ebrei.
lungi da me l'idea che loro non abbiano sofferto, non potrei mai dire una cosa del genere, ma non furono gli unici a soffrire.
in quelle giornate oscure, in quei campi di lavoro maledetti, le cui porte si aprivano al motto "il lavoro rende liberi" e le cui fauci hanno ingoiato migliaia di persone, sono scomparsi anche zingari, politici avversi tedeschi, polacchi e slavi, omosessuali e malati di mente, gente che aveva anche solo provato ad opporsi sia con idee che con gesti. milioni di persone inviate in campi di concentramento assieme a donne e bambini, tutti destinati, quando fortunati, ad una morte rapida, quando sfortunati ad una lenta e lunga agonia.
queste genti, che avevano assunto un ruolo nel mondo prima dell'olocausto, che avevano parenti, amici, lavori e scopi, desideri e speranze, sono stati presi ed eradicati dalle loro vite, sono stati riuniti come animali, denudati dei loro vestiti, spogliati della loro dignità umana, e ridotti a poco più che larve in cui l'unico istinto ancora presente era quello di sopravvivere.
sono stati usati per i lavori più abbietti, per gli studi più ripugnanti, per soddisfare le voglie più bieche, o, alla fine, lasciati morire nella tragedia dell'inedia, nell'attesa della morte.
a quelle persone è stata tolta qualsiasi speranza potesse illuminargli l'anima, qualsiasi memoria potesse ricordare loro l'umanità che avevano, qualsiasi sentimento che ne facesse qualcosa si più che bestie.
i bambini sono stati strappati da seni materni ed usati per esperimenti medici, le donne sono state stuprate ed usate, una volta private dell'abbraccio e degli affetto dei cari. capelli tagliati sono stati usati per riempire materassi, denti d'oro sono stati estratti a forza dai cadaveri per recuperarne il valore, pelli umane sono state tolte e conciate per poterne fare paralumi o copertine di libri.
ed alla fine di tutto questo, nonostante tutto quello che ho scritto, penso che oggi non ci si debba concentrare su chi non c'è più. ricordare e' importante, ma oggi ci sono cose più preoccupanti da mettere in primo piano. quello che dobbiamo ricordare è che le genti di una normale nazione, che viveva delle vite normali, si sono ritrovati improvvisamente sommersi di debiti, di problemi, di paura per il proprio futuro; gente il cui animo era torturato dal futuro dei propri figli, gente arrabbiata, depressa umiliata, abbattuta dalla mancanza di speranza, di lavoro, di futuro, gente in cui la fame di futuro era talmente devastante da risultare assordante.
di fronte a questa gente un giorno si presentò qualcuno che seppe dissipare le loro paure, mostrare un futuro possibile, una possibilità per i loro figli, una speranza. e per quella speranza, promessa, per quella rivalsa verso un destino contrario furono pronti a marciare sul corpo degli altri, furono pronti sterminare chiunque gli venisse ordinato, perché la parola di chi aveva dato loro una parvenza di sicurezza, era sacra e non discutibile.
uomini, donne e bambini, anche in questo caso, questa volta ammaliati dalle parole di pazzo esaltato che vedeva un futuro glorioso per una immaginaria razza superiore, a cui lui non apparteneva non rientrando nei canoni da lui dettati, ma questo sembrava non creare problemi a nessuno; un pazzo per cui milioni di esseri umani furono disposti a qualunque cosa, anche ad abbandonare i normali istinti umani, come compassione, amore, empatia, pietà, trasformandosi in carcerieri, in spietati esecutori che non si posero dubbi, non fecero domande, pronti ad eseguire le peggiori nefandezze in nome di un bene superiore, e questo bene superiore non era Dio ma il Furher.
questi aguzzini hanno spento la propria umanità nella stessa misura in cui l'hanno strappata ai loro prigionieri.
ed oggi noi guardiamo a quel passato e dobbiamo cercare di capire bene la lezione: perché viviamo in una nazione normale, siamo gente che vive delle vite normali, che si è ritrovata improvvisamente sommersa di debiti, di problemi, di paura per il proprio futuro; gente il cui animo è torturato dal futuro dei propri figli, gente arrabbiata, depressa umiliata, abbattuta dalla mancanza di speranza, di lavoro, di futuro, gente in cui la fame di futuro è talmente devastante da risultare assordante.
tocca a noi ora cercare di risollevarci da questa situazione, senza che il gorgo che travolse allora la Germania possa travolgere oggi l'Italia.
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