TORNANDO A PARLARE DI ME...

Alla fine è successo: doveva succedere, in fondo stavo lavorando perché succedesse ma ora che è successo...
cominciamo dal principio altrimenti non mi capisco nemmeno io.
chi mi legge sa oramai anche un po a noia che ho qualche acciacco che mi rende non proprio una donna scattante ed elastica come ero un tempo.
e sa anche che a causa di questi acciacchi, che negli ultimi tempi paiono essersi liberati dalle catene, mi sono mossa per ottenere un riconoscimento di invalidità che fino ad oggi non avevo sentito la necessità di ricevere.
erano mosse che andavano fatte per poter continuare a lavorare in maniera produttiva, e che finalmente giovedì hanno avuto una svolta costruttiva.
nel senso che giovedì scorso ho fatto finalmente la visita della 626 portando tutti gli incartamenti del mio riconoscimento come Ehlers Danlos ed alla fine della visita dal medico della 626 è rimasta una lettera che probabilmente oggi partirà con la richiesta di riunione del consiglio sanitario interno per il mio mutamento di area. fino al momento della riunione, che potrebbe tenersi tra almeno un paio di mesi, sarò comunque esonerata dalle reperibilità notturne e festive diurne.
quando sono tornata in sala a comunicare la cosa alla mia capo servizio ero anche piuttosto contente, come lo ero quando ho comunicato la cosa al mio compagno, che però mi ha subito messo di fronte ad alcuni problemi non facili forse, che dovremo affrontare con il cambiamento di area, legati alla riduzione di stipendio che ne conseguirà.
ma in fondo la cosa era voluta, meditata, attesa da tempo e quindi nulla di nuovo. o no?
non so cosa sia successo di preciso, o quando, ma quando sono arrivata a casa in macchina, nel momento in cui sono scesa ed ho chiuso la portiera sono crollata. perché quella lettera, scritta dal medico, recava parole non scritte che mi rendevano ineluttabile una realtà che era sempre stata ma che in fondo non era ratificata.
io non sono più nemmeno la metà della donna che ero. non sono più la donna indipendente ed autosufficente che può andare avanti da sola in qualsiasi situazione, che ha scelto di dividere la propria vita con qualcuno ma che anche da sola poteva vivere la sua vita.
non sono più quella che poteva fare le cose in maniera autonoma, che si trattasse di cambiare una gomma o di sostituire lo scaldabagno, e non perché non sappia come si fa ma perché ora lo scaldabagno manco lo sposto più da erra se sono da sola. ora quando faccio la doccia, LUI se passa per il bagno mi chiede se ho bisogno d'aiuto, perché anche entrare in vasca è difficile. ora anche solo pulite una stanza mi riduce uno straccio di donna perché esaurisce le mie energie completamente. mi capita di riguardare le foto di quando giocavo di ruolo, alcuni anni fa e correvo, con l'armatura addosso e lo scudo, e la spada, e mi stancavo ma ce la facevo. oggi nemmeno montare la tenda sarebbe alla mia portata, figurarsi dormirci dentro con i miei problemi alle articolazioni.
sono rimasta solo una piccola parte di me, e mi sento persa. come se non sapessi da che parte potrà andare ora la mia vita con le limitazioni che ho e che voglio, ma non so se sono capace, superare.
so che avrò anche delle cose positive che mi faranno stare meglio, so che alla fine magari tutti i problemi che ho si atteneranno perché al momento sono in fase acuta, so che in fondo sarà positivo il cambio, ma quello che al momento riesco a vedere è solo la ratifica della mia invalidità, che mi rende meno di quella che ero, fisicamente, e per me quello è sempre stato importante.
la supererò.
col tempo.

Commenti

Stefano ha detto…
Non sei sola, hai tanti amici e qualcuno accanto a te.

SP

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