imperante malcostume: la maleducazione!

uno, o due giorni fa sono dovuta andare al lavoro in macchina, e mi sono ritrovata a litigare con l'ennesimo omino che aveva posteggiato la macchina dietro la mia e se n'era andato tranquillamente al mercato a farsi i fatti suoi. non era assolutamente la prima volta ma questa volta in particolare l'omino in questione ha esordito co un "e che diavolo manco ha dovuto aspettare" alla mia esortazione perché dovevo andare al lavoro, che mi ha veramente fatto andare in ebollizione.
e da qui ho cominciato a elaborare questo post guardandomi attorno e cercando di capire quella che è diventata, qui a Roma, una pratica praticamente diffusissima: il farsi solo e soltanto gli affari propri a scapito del benessere di chiunque altro. ed il bello è che visto che si fa il peggio ci si aspetta tranquillamente che chiunque altro faccia altrettanto ridendo per le proteste altrui proprio perché il comportamento incivile è oramai cosa comune.
l'educazione più semplice, quella che invita a cercare un parcheggio per abbandonare la macchina, a non posteggiare sulle strisce pedonali o davanti alle discesine per i disabili, che lascia il passo ai pedoni e spinge comunque i pedoni ad abbandonare il più presto possibile la strada, il rispettare lo scatto del segnale rosso del semaforo senza accelerare all'ultimo momento e nello stesso tempo il cercare di non rallentare di fronte al semaforo verde per poi accelerare di colpo con il giallo, il viaggiare il più possibile vicino alla carreggiata di destra per non essere di ostacolo a chi va più veloce se ha fretta, il non camminare sulle corsie di emergenza...
si tratta di cose così elementari che a volte mi stupisce veramente che la gente non si renda conto che se tutti facessero il minimo per rispettare queste semplici regole stradali tutti si vivrebbe meglio. eppure venendo al lavoro con la metro, nei tratti a piedi, ho tutto l'agio di osservare come tutti se ne freghino degli altri e si incavolino neri se i propri diritti vengono calpestati. e quindi file di motorini infilati nei pertugi tra le macchine che obbligano a strane contorsioni del mezzo per poter andare via, macchine posteggiate di fronte alle entrate ed uscite, assolutamente abbandonate da sole, senza possibilità di chiedere, cortesemente di spostare la macchina, posteggi selvaggi in doppia se non tripla fila, infischiandosene se quello che è posteggiato li ha tutto il diritto di uscire se vuole visto che lui ha girato per trovare quel posteggio.
e questo comportamento sui mezzi, si ripercuote nella vita di ogni giorno con gente che ti spintona per scendere a piedi le scale mobili, quando accanto c'è la scala che potrebbe scendere con tutta la sua comodità senza intruppare su tutti quelli che la scala mobile la prendono proprio per questo motivo: è mobile e non obbliga a scenderla.
gente che deve passarti avanti a tutti i costi per poi fermarsi di fronte a te, al tornello d'ingresso a cercare nelle tasche il proprio biglietto mentre tu sei li che hai il tuo in mano ed aspetti paziente che l'altro si decida, donne incinte, anziane, invalidi, lasciati in piedi nelle vetture, mentre i ragazzini si infilano le cuffie nelle orecchie e si isolano dal mondo ignorando gli sguardi dei presenti.
non so se una volta era meglio, io una volta ero piccola e crescendo il mal costume l'ho trovato già imperante, ma sicuramente tutto questo disinteresse per il prossimo io l'ho visto molto più presente da quando mi sono trasferita a Roma, e non vado al nord per trovare un minimo di educazione maggiore, mi limito ad un centro alto come la Toscana, dove mi è stato ceduto il posto in pullman solo perché zoppicavo, o l'Emilia, dove la cortesia sarà anche falsa ma è presente.
forse sono solo una nostalgia, una illusa, ma quando ridendo un amico mi ha detto che in Svizzera, se vuoi l'attenzione di qualcuno devi prima cortesemente salutare ed essere salutato,mi ha preso una leggera fitta di invidia nel cuore, pensando al barista del bar di fronte al lavoro che dopo quattro anni che prendo il cappuccino li e che saluto ogni volta che entro e che esco ancora non riesce a dirmi una arrivederci o un buon giorno in risposta, o al cassiere che ogni volta grugnisce il prezzo del prodotto e basta, o alla pizzicaiola che non ha la pazienza di aspettare che io scelga il tipo di prosciutto che voglio perché è stanca ed ha fretta, o alla cassiera del supermercato che siccome è stanca e stressata mi tratta male se cerco la monetina in più che manca.
una frase che mi torna in mente e che non ricordo di chi sia dice che un sorriso sul viso porta una messe di sorrisi, ma io temo che oramai questa frase sia vuota di significato: il mio sorriso sul viso, stampato ogni mattina fresco di bucato e stirato ogni sera dalle intemperie della giornata porta solo noia sulla faccia di chi ha ancora voglia di guardarlo per più di un secondo prima di urtarmi passando.

stop

Commenti

Phayart ha detto…
Forse generalizzi un pò riguardo l'educazione, per esperienza ho scoperto che a Roma ogni quartiere fa storia a parte, a Milano quando salutavo entrando in un negozio mi guardavano manco fossi un alieno, di Lucca preferisco non parlare visto che il centro storico sembra abitato da muti.

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