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Visualizzazione dei post da luglio, 2011
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nella giornata suona un telefono "buon giorno signora, sono il dottor T***, dal Sant'Andrea" aspettavo quella chiamata da almeno due settimane quindi ero felice quando l'ho ricevuta. "le volevo comunicare che l'esame è fissato per venerdì mattina, alle dieci, ma lei venga prima che le faccio l'impegnativa. e mi raccomando: digiuna." queste settimane sono quanto di più caldo sia riuscita ultimamente a presentarci Roma, quindi l'idea di andare di prima mattina, dall'altra parte della città, digiuna mi spaventava al quanto anche se poi io l'acqua la prendo comunque, mica voglio svenire. viaggio infinito, quei 45 minuti di traffico del raccordo mattutino ed arrivo a quest'ospedale che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della sanità laziale, visto che in tutto non credo superi i dieci anni di vita. la prima cosa che colpisce appena si arriva, a parte i grandi prati attorno all'ospedale, è il forno crematorio che usano come parc

il vivere civile, retaggio atavico.

a volte mi chiedo veramente se sia io ad avere una mentalità troppo chiusa, troppo negli schemi. eppure mi sento molto meno legata e costretta di altri, LUI ad esempio è molto più rigido di me, eppure di fronte a certe cose sembro anche io inchiodata ed impalata come un burattino. parlo di cose varie che vedo ogni giorno e che mi fanno arrabbiare, perché basterebbe veramente poco per evitare di rendere irritati gli organi sessuali del prossimo (leggi girare le palle). cose come il collega che proprio non riesce a capire che l'orario di lavoro è 7-13 e che puntualmente arriva verso le otto, otto e un quarto e che a chi gli dice qualcosa ti risponde "ma tanto non si comincia a lavorare fino alle nove! che vengo a fare prima?" ma che capperi, se l'orario è quello è quello, se fino alle nove ti devi fissare intensamente l'ombelico per cercare il tuo centro interiore sono problemi che non mi riguardano, trovati qualcosa da fare, ma se l'orario è quello è quello, an

un giorno nella vita... tutto cambia

oggi è successa una cosa che mi ha dato da pensare. come al solito ero nel mio "ufficio" dalla mattina alle sette e mezzo a fare nulla, come tutte le mattine (so che sembra assurdo, ma sto aspettando in ansia che mi assegnino al mio nuovo posto di lavoro perché alla lunga non avere nulla da fare rompe...) quando improvvisamente per i corridoi si è sentito un suono che non si sente fortunatamente spesso. l'allarme urgenza è stato schiacciato nei reparti. in un secondo praticamente chiunque avesse un camice addosso si è precipitato verso le scale che portavano al secondo piano, ai reparti per andare ad aiutare nell'emergenza ( si era arrestata una signora che era ricoverata in attesa di intervento) io come gli altri sono scattata in piedi e mi sono precipitata verso le scale, come ho sempre fatto negli ultimi dodici, tredici anni della mia vita, ma mi sono fermata all'imbocco alle scale, guardando i vari medici che salivano, cardiologi, cardiochirurghi che mi guarda