Deepcon 2010 atto secondo

ed anche io secondo giorno con fatica scorre e se ne va.
è incredibile come divertendosi con poco, come muovendosi il minimo indispensabile, da una sala all'altra da un divano all'altro, da una poltrona all'alta, e soprattutto da un pranzo ad una cena, alla fine si riesca comunque a sentirsi stanchi di una giornata alla deepcon.
non stanchi perché stufi, o annoiati, no, proprio stanchi fisicamente.
sarà che alla fine si dorme relativamente poco, sarà che a furia di chiacchiere di ogni tipo la testa si annebbia.
sarà semplicemente che il corpo vorrebbe una vera vacanza da piscina sonno pappa e sonno, invece tu non concedi molto a tutto questo tranne magari la parte pappa.
ance questa volta si parla della giornata di ieri chiaramente, visto che quella di oggi è ancora in itinere, ed anche la giornata di ieri si è svolta all'interno di un copione conosciuto e facilmente percorribile.
la sveglia è suonata come sempre troppo presto, ed il mio viso era tumefatto come dopo un incontro di wrestling qindi dopo la doccia la sessione trucco è stata indispensabile, altrimenti sarebbero scappati di fronte alla discesa del mostro della palude.
la colazione si è svolta, tardi, con altre facce gonfie e assonnate, ed ho appreso di none assere stata l'unica a subire dei danni collaterali dovuti ad una notte di problemi intestinali e di dolori vari, anche se in questo caso mal comune non ha portato mezzo gaudio.
la giornata poi è trascorsa, con un'altra passeggiata, almeno mia, alla ricerca di una qualche fotocopisteria che non esiste in questo paese piccolo e non molto tecnologico, per poi continuare la serrata vendita di numeri della riffa, ed un passaggio più che superficiale nella sala degli espositori dove abbiamo speso come ogni anno la nostra bella quota, per comprare i soliti vari volumi di questa o quella nuova edizione.
in ordine sparso, durante la giornata, mi sono seguita con molto interesse la presentazione di un nuovo libro, comprato, su Lovecraft, poi ho dorato la conferenza di Paolo Attivissimo sul so libro che sii spera dovrebbe finalmente porre fine alle chiacchiere complottiste sul non avvenuto sbarco sulla luna, accompagnato da una splendida serie di immagini scattate allora della luna e durante il viaggio ed ho comprato anche il suo libro, o ascoltato con interesse anche se non molto capto, i discorsi dei due ospiti letterari che mi hanno raccontato, ma posso solo sperare di aver capito più o meno bene quello che dicevano vista la mia ostica insufficenza in inglese, del ritrovamento all'interno di Dublino di insediamenti vichinghi e della bontà assoluta della birra venduta dalle loro parti, per non parlare della splendida atmosfera che si respira in Irlanda, cosa che mi ha vista assolutamente d'accordo.
il pranzo non è che sa stato la fine del mondo ma chi se ne sarà accorto? in fondo era la cosa meno importante in quella giornata, anche perché, proprio durante il pranzo è arrivato anche il mio Gianfranco, uno degli amici che ho e che considero quasi una figliolo ( che volete, ha più di venti anni meno di me|!!) che mi ha fatto di un felice che non so dire. o forse è arrivato a cena? e chi si ricorda oramai. l'importante è che sia arrivato e che sai qui da ieri, a dividere la giornata con noi nella nostra insana pazzia che oramai ci porta a confondere gli incontri e le situazioni.
durante la giornata sono venuti anche altri amici che hanno potuto fare giusto una toccata e fuga, come Ste e Rosy con pupo appresso, simpatico ma pur sempre un bambino in fondo.
la sera6a si è poi conclusa con una assolutamente folle partita a Paranoia, un gioco che di per se non è il massimo della sanità mentale ma che ieri sera è riuscito a toccare delle punte di non sense incredibili.
quando alle tre gli ultimi si sono arresi eravamo rimasti solo in tre, io LUI e Gino, simpatico pazzo alla nostra stregua che sarebbe anche stato disponibile a farmi da spalla per il raid che avevo intenzione di fare in nottata ma che alla fine non ho più portato avanti. già così eravamo stanche nome se fossimo stati tutta la giornata al lavoro.
non abbiamo più il fisico.

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