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Visualizzazione dei post da maggio, 2008

quando l'anima non capisce il perchè

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ieri ho rivisto un vecchio film che, ad intervalli più o meno lunghi, rientra nella mia vita. si tratta di "Lo specchio della vita", un film del 1959 di Douglas Sirk, in realtà un remake di un film del 34, ma io ho sempre e solo visto questo. si tratta di un film molto bello anche se estremamente triste e magari, visto con gli occhi di oggi, anche parecchio melenso. è la storia di due donne e delle loro figlie, due storie che corrono parallele ed intrecciate: da una parte la giovane attrice rampante che piano piano diventa una star ma perde sempre di più terreno come madre fino a che non si renderà conto di stare perdendo la figlia, ed a quel punto c'è la grande Reunion; dall'altra parte c'è una madre di colore, assolutamente dedita alla figlia, mentre la figlia, di pelle bianca, rifiuta questa eredità pesante e rinnega la madre che, distrutta dal dolore di questo ripudio, muore di dolore prima che la figlia possa tornare e chiederle perdono. vidi la prima volta q

Congresso a riccione 2° parte

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sono tornata e come si è visto purtroppo non sono riuscita a dare in diretta le mie impressioni di viaggio. quindi eccomi qui a parlarvi delle sequenze che mi sono rimaste meglio occhi. prima di tutto Riccione: erano vent'anni che non ci andavo e di quel che ho visto non ho riconosciuto nulla. strade nuove, palazzi in vetro e acciaio, tutto molto più stile hollywood che stile amarcord, lungo spiaggia con fontane e piastrellati multicolori, ed il sole che ha benedetto tutto con il suo caldo bacio. è stato bello tornare in quei posti anche perché è stato come andarci per la prima volta, e perché visto che ero spesata di tutto punto, mi sono potuta godere una vacanza di due giorni veramente da favola, con albergo a cinque stelle,colazioni tranquille, pranzi comodi e cene pantagrueliche, il profumo del mare e il caldo dell'estate. poi il reincontro. nel congresso la cosa più piacevole di tutte è stata rivedere facce a miche che mi mancavano da tanto, colleghi di lavoro che ho lasci

Congresso ANPEC parte prima

Bene, se ci riesco in questi tre giorni che verranno questo diventerà il mio blog di viaggio, in cui racconterò effetti, emozioni (se ce ne saranno) ed eventi che affronterò nel prossimo Congresso Nazionale dell' ANPEC . Per chi si chiedesse cosa fosse l'ANPEC, si tratta dell'Associazione Nazionale Perfusionisti di Cardiochirurgia, una sorta di albo che ancora albo non è, che si occupa di tutelare più o meno la figura del perfusionista e che raccoglie l'adesione di tutti i perfusionisti che vi si iscrivono. A volte serve anche come connessione informatica ( nel senso di passaggio di informazioni) tra le aziende e i perfusionisti nuovi ed in cerca di lavoro. per chi fosse interessato al conoscere il lavoro del perfusionista in sintesi qui può trovare un articolo in cui spiegavo succintamente la cosa Ma torniamo a bomba... Il trasferimento avverrà oggi pomeriggio, verso quel di Riccione e spero che sarà una esperienza interessante e istruttiva, a parte che conto di dive

secondo voi?

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volevo parlare di una cosa al quanto pesante oggi. voglio dare una occhiata alla nostra madre terra, Gea come la chiamano gli amici, che a quanto pare si sta scuotendo la schiena perché le pulci cominciano ad essere noiose. oramai è qualche annetto, che si sta scuotendo, e presumo che alla fine quando si sarà fermata che ne saranno di danni da contare. parlando dei fatti più recenti citiamo il megaterremoto in cina, di qualche giorno fa, che ha sconvolto tutto il territorio dello Sichuan con un calcolo di morti, in solo quella regione che pare essere giunto ai 29.000 senza considerare le vicine regioni del Beichuan dove un lago formatosi per il terremoto è straripato proprio oggi causando altre numerose e per il momento incalcolate vittime, ed il Qingchuan dove stanno facendo allontanare la popolazione che assomma a ben più di 12.000 persone. non vogliamo andare così lontano? sapete che solo questo mese in Italia ci sono stai bel due terremoti nella zona sicula? e che nel mese di apri

Parlando di E-Bookers

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oggi mi sento culturale quindi vi voglio parlare di un progetto che sto seguendo da un poco di tempo. si tratta dell'evoluzione del E-book. partiamo quindi dalle basi: per E-book si intende un supporto elettronico il cui utilizzo potrebbe essere equiparato a quello di un qualsiasi libro, se non fosse che è un supporto elettronico, è un oggetto unico e senza pagine, funziona a batterie, ha uno schermo su cui si legge e dei pulsanti per scorrere le pagine, accenderlo e spegnerlo, e altre amenità del genere. Esistono già in commercio diversi dispositivi di questo genere, eReader Iliad di I-rex (una divisione della Philips), il Kindle di Amazon o il Sony PRS-505. sarebbe veramente una grande cosa se riusc issero ad imporsi sul mercato questi giocattolini, anche perché portarsi dei gran tomi da leggere in metro è una cosa al quanto scomoda, mentre questi ameni oggettini hanno tutti più o meno le dimensioni di un libro di quelli tascabili, e sono al quanto user frendly, quindi adatti anc

tanto per parlar

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oggi sono nostalgica. mentre venivo al lavoro, stamane alle sei e mezzo ( prova che l'alzarsi troppo presto è nocivo alla salute), mi sono ritrovata a pensare agli anni ottanta, ed al modo assai pittoresco in cui eravamo usi abbigliarci. la rimembranza è stata scatenata da una ragazza che esibiva spavaldamente in tutta la loro oscenità un paio di fuseaux corti a mezzo polpaccio, bianchi, su un paio di calzini corti di lana, bianchi ma ricamati in argento, in un paio di ciabatte alte a fascia, nere. il tutto sotto una camicia modello sbrindella un poco lunga un poco corta, bianca, e un maglione aperto davanti, nero. a parte l'assoluto orrore di quell'assembramento di capi sconnessi, mi ha portato alla memoria vecchie glorie dell'abbigliamento, che tutti più o meno hanno indossato o sperato di indossare. chi ad esempio non ricorda quelle camice infinite, lunghe di solito al ginocchio, con manica abbondante e colletto alto a pizzi sotto il mento, che si portava con la spil

la vita, la vita

ho deciso di fare qualcosa della mia vita, o meglio per la mia vita. e non sapendo cosa fare, mi sono iscritta alla scuola per prendere la patente europea per il computer. va be, alla fine magari non mi servirà a niente, lo so, anche perché qui da noi non escono concorsi ne bandi interni od esterni dal tempo dei filistei, e si passa di qualifica solo con dei grossi grossi calci nel culo, ma tant'è. e mi sono messa a studiare, anche se devo dire che dopo tanto tempo è dura rimettersi sui libri, ma lo sto facendo e mi sto impegnando. per il momento sono al primo modulo, quello che parla del PC in generale ed il problema non è che non so le cose, le so benissimo, ma è che magari non mi ricordo i termini corretti, mi confondo sulle specifiche. ora dovrei essere sui fogli, ma ci andrò tra qualche minuto, è che dovevo fare questa cosa, aggiornare il mio diario lasciare traccia di me ai posteri. oramai mi accorgo che la mia vita è scandita da una serie di meccaniche abbastanza automatiche

ho detto basta

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oggi ho chiuso il conto banco posta. voi direte e a noi? giusto, ma fino ad un certo punto. quello che mi ha fatto pensare, quello che volgo dire comunicandovi una cosa di cui magari non vi frega nulla come questa è la strana sensazione che mi è presa oggi e che mi prende ogni volta che chiudo qualcosa. una sensazione di perdita, di ineluttabilità, un tremito interiore che mi spinge quasi a evitare di affrontare questa fatica. anche oggi, mentre firmavo le ultime carte per chiudere definitivamente un qualcosa che oramai mi trascinavo dietro da due anni, inutile sperpero di denaro, ho provato un paio di volte l'impulso di dire ma no, lasciamo perder, in fondo non è poi così pesante. è che non so affrontare le chiusure, non so dire basta quando serve e tendo a mantenere sulle spalle anche i cadaveri putrefatti. è un poco la storia della mia vita. l'ho fatto con il mio primo ragazzo, trascinandomi dietro per almeno cinque anni un rapporto che aveva smesso di essere tale oramai da

pausa ferie

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Sono in ferie. era giunto il momento, e me ne sono accorta dal desiderio che ne avevo e da come ero felice già due giorni prima di andarmene in riposo. ero veramente arrivata ed ora me la sto godendo per il possibile. certo non posso permettermi di andare da nessuna parte, che vi devo dire, di soldi non è che ne abbondino da queste parti, quindi me ne sto a casa e vado solo a fare una puntatina da mio padre per un paio di giorni, più per dovere che per piacere, ma per il resto sto qui a Roma e mi godo la vita di chi non deve andare al lavoro ogni giorno. mi alzo con calma, faccio le cose di casa, poi me ne vado a passeggiare, vado al cinema, mi dedico a me stessa. ci sono delle volte in cui mi stupisco di cole le cose semplici, quelle di tutti i giorni mi manchino quando sono travolta dalla bruttura che mi impone il mio lavoro. sono sempre incavolata, sempre tesa, sempre arrabbiata, e poi sono fuori di casa per un sacco di tempo, e quando torno, sono così provata, a livello psicologico

Silenzio, siamo inglesi.

oggi alla televisione si parla solo della vittoria dei conservatori sui laburisti in Inghilterra, e le immagini mostrano gli scrutini che si sono svolti ieri: mi è venuto veramente da ridere. si vedono questi tavoloni, pieni di signore pienotte di mezza età e di signori eleganti di mezza età, le prime bionde. i secondi un poco pelati, che con calma, da una parte aprono le schede e le impilano, mentre da un'altra contano le schede con il ditale di gomma, quello che rende ruvido il dito per scorrere i fogli. tutto nella assoluta tranquillità, con un po di signori, in una specie di divisa che girano tra i tavoli ed allungano occhiate piene di far play sui tavoli, con tranquillità tipicamente inglesi, come a dire, io guardo che sia tutto in ordine ma tanto lo so che non servirebbe, vero? manca solo la tazza da te accanto ad ogni gomito e la signora in divisa da crocerossina che passa chiedendo "a cup of tee, sir?" in un bisbiglio tranquillo, per non disturbare il lavoro di co

Parlandosi addosso

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è un po di tempo che non scrivo nulla, ma in effetti, nonostante senta un gran desiderio di fare qualcosa è un periodo che di concreto non faccio nulla, come se il mio desiderio di "creare" fosse in qualche misura frustrato, qualcosa mi blocca e non so cosa sia. anche per scrivere si deve avere una idea da portare sulla pagina bianca ed invece tabula rasa, nulla in assoluto. non che non ci siano cose che mi hanno colpito o che mi verrebbe da commentare, ma quando vado a scrivere ecco che appaiono ben meno interessanti da commentare di quello che potevo pensare a tutta prima. potrei parlare dell'assoluta idiozia del fare una ruota durante il provino per diventare VJ, e soprattutto del crearsi un problema per il fatto che ti siano appena arrivate le mestruazioni, come se il fatto di fare la ruota potesse significare che puoi produrre strani schizzi per tutto lo studio, ma grazie al super assorbimento del tuo assorbente di fiducia hai evitato quella insidiosa questione e sei