mi ricordo montagne verdi.... e bici blu

due in un giorno solo: cavolo mi sto portando avanti con il lavoro?
non so e non mi pronuncio, comunque avevo voglia di rievocare un piccolo ricordo che si è acceso nella mia anima e che si è fermato li, piccolo e caldo, come una piccola stella nel mio cuore.
so tratta di una bicicletta, una semplice bicicletta.
si deve risalire indietro di tanto, tanto tempo: io ancora ero alle elementari e ricordo questa splendida bicicletta, di quelle che si dicevano "da cross", tutta blu, con la sella lunga in pelle nera e il poggia spalle di metallo dietro.
aveva il cambio con un enorme pomolo messo a metà della sbarra centrale, grossi pedali con i catarifrangenti, pomoli per impugnare il manubrio in plastica nera, con le frangine lunghe e nere, e un clacson di quelli a peretta al posto del campanello.
era all'interno di un negozio ed io la desideravo tantissimo, ma i miei non me la volevano comprare, quindi io decisi di mettere da parte la mia paghetta per comprarmela.
io so, in coscienza, che i soldi per comprarla non avrei potuto farli nemmeno raggiungendo la maturità, ma allora ero convinta che l gruzzolo che ero riuscita a mettere da parte era sufficiente e un giorno andai assieme a mia madre a comprarla.
non ricordo il giorno in cui lo feci, ma ricordo perfettamente i giorni in cui quella bicicletta mi tenne compagnia.
se ci penso mi ricordo uno strano sentimento, come di infinita libertà, mentre mi aggiravo nei pigri pomeriggi estivi per le vuote strade di Marina di Grosseto, al suolo delle cicale, ipnotico e sonnolento, mentre giravo per le pinete o passavo vicina alla spiaggia.
ho fatto molte cose nella mia infanzia, ed alcune le ricordo con piacere, con amore, o con dolore, ma questa cosa in particolare ha una valenza strana, particolare.
è la sensazione di libertà che sentivo, come se in sella alla mia bici da cross io potessi essere una piccola easy rider, una piccola vagabonda del mondo, con solo l'orizzonte a fermarmi e con la libertà nei piedi.
non mi sono mai allontanata più di tanto da casa, anche con quella bicicletta, al massimo passavo dall'altra parte del fossino, e giravo per la zona "povera" di Marina, ma non era importante la strada che consumavo, quanto la sensazione che mi dava il farlo.
il piacere di essere sola con me stessa in sella a quella bicicletta, la sensazione che se non andavo lontano era solo perché io non volevo farlo, perché in quel momento nessuno mi avrebbe potuto fermare.
quando ero molto piccola ero fuggita di casa, si fa per dire, andandomene lungo la spiaggia, avrò avuto due anni, con il cane che mi faceva da guardia.
non ero nuova quindi alle fughe, ma questa cosa era diversa.
era una fuga interiore, una fuga in cui nessuno poteva fermarmi, perché era dentro di me che sentivo quella libertà infinita, quel potere nelle mie mani, che io decidevo di non usare.
non lo so perché proprio oggi mi è venuta in mente questa cosa, questo ricordo che mi è fiorito nel cuore improvviso e folgorante.
ma e li, come se in il cuore impazzito avesse, con la sua bizzarria, fatto rotolare una pietra via da questa cosa, una piccola breccia aperta in un muro infinito da cui questo ricordo è fuggito.
non lo avevo dimenticato: ricordavo la bicicletta e la sua storia, erano le sensazioni che non avevo mai rivissuto con tanta forza, con tanta presenza.
e mi ha fatto piacere.

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