un pensiero in due tempi

Io sono una agnostica scettica, ma comincio a pensare che ci siano strane trame soprannaturali che brigano alle mie spalle.
Oggi è giovedì, e come ogni giovedì da alcuni mesi oramai ho l'appuntamento con il mio Caronte personale, che traghetterà la mia anima per un'altro pezzetto di strada.
eppure come ogni giovedì qualcosa ha fatto si che io non dormissi o dormissi solo qualche ora, che io sia stanca come se mi avessero steso e battuto con un battipanni, e che la mia mente sia annebbiata come fossi sotto tranquillanti.
è come se oramai fosse per me una abitudine andare da lui con le difese completamente stese a terra pronta a soggiacere a qualunque indagine ci sia da fare, senza la forza di protestare.
certo, l'analisi scorre molto meglio in questa maniera, certo quello che viene fuori è sicuramente più facile da far uscire che in una situazione di mente attenta e vigile.
però comincio ad essere distrutta da questa sequenza devastante per la mia mente ed il mio fisico.
inoltre proprio come ogni volta mi chiedo di cosa parleremo: come sempre vorrà sapere come mi sento, moralmente più che fisicamente, ed io come sempre non saprò dare subito una risposta: sono sempre così lontana da me stessa da non riuscire a capirmi, a interpretarmi se non con una lunga e lenta analisi.
oramai siamo al di la dei miei sogni, in cui l'esplorazione del mare nostrum, inteso come inconscio personale, si avventura in ambienti sempre più oscuri e pericolosi, minacciosi e terribili.
a volte, quando parliamo di come la mia infanzia sia stata così ubbidiente, così tranquilla, mi sento dispiaciuta. non per me, o per quello che dico, ma per quella bambina, che a volte non sento di essere io, come se la vedessi, mentre ne parlo, e mi dolessi per lei e per come ha dovuto vivere una vita composta ed ubbidiente per potersi sentire accettata, per riuscire in un compito che ancora oggi sente di aver fallito: quello di soddisfare delle aspettative che vertevano su di lei, da più parti.
Ogni tanto sento la voce di mio padre, che mi dice, con amore e rimpianto, sai a volte ti sogno, magra e con i capelli lunghi, dovresti impegnarti perché saresti una ragazza così bella.
ed io ora, donna sovrappeso, sento di aver tradito una volta in più le aspettative di chi in fondo voleva solo il mio bene.
perché? perché mentre ritardavo la mia ribellione adolescenziale rimanendo in casa, tenuta sotto controllo, perché incapace di essere autonoma nella gestione giornaliera delle cose (chissà che mi combini se ti lascio andare da sola....) mi ingozzavo di tazze piene di cacao in polvere e zucchero?
TU BE CONTINUED...
rieccomi qui.
sono passate delle ore, da quando ho lasciato sospeso nel vuoto questo post senza una fine, senza una soluzione.
sono passate ore di lavoro, di rabbia di meditazione, soprattutto ho passato quelle ore a pensare a quello che avevo scritto e a quello che provavo per quello che avevo scritto.
e cono orrore mi sono resa conto che se pensavo a quelle vicende accadute ad una me giovane, bambina o adolescente, suscitavano in me una sorta di dispiacere preconfezionato, quel dispiacere che proviamo per il bambino di cui parla il telegiornale tra il purè e la fettina.
era come se stessi parlando di altro da me, qualcosa che non sentivo e non mi toccava.
e questo mi ha fatto paura. soprattutto perché quando sono andata a vedere cosa altro provassi in quel momento ho trovato solo rabbia, una fiumana di insensata immensa travolgente rabbia che sta scorrendo nelle mie vene oramai da giorni ma di cui sono oggi, dopo aver iniziato ad analizzare i miei sentimenti per questo post ho finalmente avuto coscienza.
una rabbia immensa che mi fa scattare per le stupidaggini, che mi fa desiderare la violenza fisica, che si scatena anche contro chi non ne ha ragione o motivo.
una rabbia che ha una radice così lontana e sommersa da risultarmi incomprensibile e che mi terrorizza perché no paura di non saperla gestire di non riuscire a domarla a condurla ad arginarla.
una rabbia che mi fa paura perché rischia di travolgermi e di travolgere tutto quello per cui ho combattuto.
Il mio psicologo dice che è una rabbia giusta che ha trovato la sua strada e che ora finalmente esce dopo tanto tempo sotto il tappo del mio controllo ma io ne sono terrorizzata.
è una rabbia che può anche essere purificatrice, che può anche essere di pulizia, ma se non mi piacesse quello che lascia dietro di se?
se alla fine di questa eruzione, che sia di rabbia o di altri sentimenti che al momento non ci sono ma che potrebbero venire, se alla fine di tutto quello che rimanesse non mi piacesse? non fosse ciò che ho sempre pensato di me?
se in fondo non fossi che una banale, inutile, spenta persona?
se quel valore che ero convinta facesse di me qualcuno per cui era valsa la pena di battersi tanto, in realtà non esistesse?

Commenti

Anonimo ha detto…
Come sai anche io sono in terapia in un centro antiviolenza.
E conosco bene la sensazione di spossatezza che è simile a quando un carro armato munito di cemento armato ti passa addosso con un centinaio di cingoli, un numero irrilevante di volte, avanti ed indietro.
La stanchezza mentale e fisica di cui parli la conosco bene.
Ho vissuto giorni in cui a cadenza oraria crollavo a dormire, o ero inebetita, come drogata.
Anche io sono una summa dei "must" della "brava bambina": conosco la rabbia e le paure relative a questa rabbia.E conosco il dover esser brava altrimenti non meriti l' amore di mamma. E così, crescendo, non meriti l' amore di questo, la considerazione di quell' altro. E d' un tratto ti fermi, magari bestemmi fortemente e dici: ma santo cielo perchè? perchè non posso essere accettata anche se sbaglio? perchè non posso essere presa al completo?....Soddisfare le altrui aspettative: una catena che, forse, tutt' oggi mi tiene legata. E d' un tratto ti chieid: ma le mie? Ho diritto alle mie aspettative? E posso essere amata anche se le seguo? Anche se ciò vuol dire deludere? Posso essere amata anche se deludo?
Una rabbia così feroce che annienta. L' ho provata. Colpisce dove colpisce. Anche chi non centra. Anche se amiamo. E' un qualcosa che è duro da gestire, forse proprio perchè non vuole essere gestito ma vuole solo essere ascoltato. Ferite che urlano i loro lancinanti lamenti. Ricordi che bussano impazienti e manco a pagarli oro aspettano la tua attenzione: se la prendono con prepotenza assoluta.
O mi ascolti o mi ascolti, non c'è via di mezzo.
Come puoi dire che sei una persona spenta?
Quando vibri di dolore che ti si sente fin qui, quando t' incazzi come una iena davanti a tutto quanto ti ha ferito nel profondo, quando comprendi che hai vissuto delle ingiustizie e persone t' hanno mancato di rispetto. Quando t' incazzi contro quelle tazze di cioccolata che ti bevevi per colmare qualche cosa che chissà...Quindi non dire che non sei viva, che sei spenta: la tua anima palpita, il tuo profondo si ribella, sei tutta un cambiamento. Sei. Esisti. Provi. Soffri. Gridi dentro il tuo cuore. T' abbarbichi ai tuoi sogni e alle tue speranze e, quando vedi nero, cerchi un modo per tornare a vivere e tornare a trovare la forza per quantomeno usare l' irnonia per strapparti un sorriso.
E tu, tutto questo, lo chiami spento? NO. Non sei spenta. Sei dolorante. E la rabbia ti forgerà profondamente. E nulla sarà più come prima. Se non ti piacerà il risultato potrai sempre cambiarlo ancora, affondando ancora in quei limbi dolorosi. Il risultato sarà una donna che ha combattutto con il sangue per trovare la sua libertà e la sua dimensione, per curare le sue ferite e per riuscire ad amarle.
Il tuo valore te lo riprenderai, te lo darai, te lo riconoscerai cammin facendo.
Nessuno può dartelo al di fuori di te. Nessuno. Ma tu hai l' armatura addosso e combatti per questo valore, per la tua vita, per l' amore, per la speranza. I tuoi occhi e nei tuoi occhi c'è speranza.
Ed il tuo corpo in sovrappeso non sarà che il simbolo di questa lotta e, perchè no, forse un giorno troverà anche una sua forma diversa, assestandosi alla tua anima in mutamento.
Sei bella, Kikka.
Sei bella anche se sei ferocemente incazzata contro Dio, il mondo intero e tutte le dimensioni astrali possibili nonchè vivi, morti e non morti.
E sei forte.
Ed hai coraggio.
Per te vale la pena di combattere. Deve valere la pena, Kikka. Deve.
Altrimenti per quale diavolo di motivo soffrire tanto? Perchè sbattersi e farsi il culo in 45 ogni giovedì? Perchè sentirsi una merda e fare i conti con ricordi spiacevoli che ti strangolano di dolore, a volte? Perchè?
Perchè tutta sta fatica se non ne valesse la pena.
ma ne vale la pena.
E tu stessa vali molto.
E tutto questo dolore, un giorno, sarà saggezza che ti farà brillare ancora di più.
Ti sono vicina con il cuore.

Carolina
Elwe ha detto…
Cara Kikka...
E' un bel pò che ci conosciamo io e te.
Condividiamo molte cose, oltre le amicizie, le passioni ed un paio di tizi ipotricotici.
Condividiamo anche una rabbia cieca..enorme, terribile, distruttiva verso il mondo a causa di quella che è stata la nostra storia.
Tu sai molto delle strade che ho scelto...
E forse sei una delle persone che di più sa quanto mi è costata...
Io non posso che senriti vicina, darti tutta la mia vicinanza.
Voglio anche dirti quello che ho visto in questi lunghi anni...
Una donna coraggiosa, fiera.
Che ha affrontato a testa alta rischi, pericoli, difficoltà, qualcosa che avrebbe schiantato molti.
Ti ricordo in molte serate quando giocavamo silenziosa che scrivevi, di quanto con halamann ci preoccupavamo di fare in modo che tu trovassi il tuo spazio senza pungolarti.
E vedo questa donna ora, andare avanti con pazienza verso prove ancora più difficili, raccogliere alleati, prendere la gioia che si può permettere.
E mi chiedo se la risposta alla tua domanda tu non te la sia già data in questi anni.
Mi chiedo se tu, in tutto questo tempo non hai già dimostrato al mondo quello che sai fare.
Quando ho letto il tuo post...ed ho i testimoni, ho provato una rabbia infinita.
Mi sono trattenuto dal venire a casa tua ad urlarti contro NO!!!!
a scuoterti.
Proprio perchè questi dubbi, questa rabbia, questa mancanza risuonano fortissimi in me.
Ora però sò che quello che voglio darti veramente è il mio abbraccio più sincero.
E tutta la mia ammirazione per una guerriera indomita, che ogni tanto il peso delle tante battaglie, delle tante ferite rallenta un pò...
Ma non la ferma... ed allora alzo il calice alle nostre prossime battaglie, alla rivoluzione che tanti di noi stanno portando avanti per dire basta a questo pozzo senza fine di dolore e per dire ben venuta alla gioia vera.
Sono con te
Anonimo ha detto…
Posso testimoniare. :-)
Alzo il calice anche io con voi.

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